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venerdì 22 luglio 2011

Io sono una valigia... in molti mi trasportano, ma solo tu hai la combinazione

La valigia è pronta. Qualcosa di blu, qualcosa avrò dimenticato, qualcosa è inutile, qualcosa di nuovo, qualcosa di prestato e qualcosa di vecchio.
è una settimana di vacanza, non un matrimonio, ma a volte sembro dimenticarmelo...

L' ansia da partenza, c'è.
Il K-way lo porto per scaramanzia. Se porto k-way e ombrello è quasi certo che non pioverà.
Le medicine ci sono, sempre per scaramanzia.
Direi che ho il necessario per non rovinare una vacanza.

lunedì 18 luglio 2011

Quattro amiche al bar

...tiravi fuori i tuoi perché e proponevi i tuoi farò
Quattro amiche e un paio di jeans? No, non potremmo mai condividere un paio di jeans.
Quattro amiche che in qualche locale in di Manhattan parlano della loro carriera e di moda? No, noi vaghiamo ancora per grandi università.
Semplicemente...quattro fanciulle annoiate dall'afa della bassa padana, stanche di sottolineare fotocopie e fare riassunti: destinazione lago.

...si parlava con tenacità di speranze e possibilità...
In macchina è uscito il nostro lato più grezzo. Quello che celare agli occhi altrui è solo un bene.
Quel lato che ti porta a cantare Katy Perry a squarciagola e voler fare di “Fireworks” una canzone leggendaria , per poi passare a “Wannabe”, in ricordo dei tempi in cui alle elementari ripetevamo frasi senza senso [ifuannabimailovèèr] e ci atteggiavamo a piccole dive anni '90 ascoltando le SpiceGirl.

...noi, destinate a qualche cosa in più
che a una marito, un figlio, una casa e un cane...

Giornata di scottature, rumore di onde, ghiaccioli, odore inebriante di crema, scoperte sensazionali, prendersi in giro, importanti studi matematici improvvisati, sorrisi veri, cigni assalitori, acrobazie in acqua, ombrellone che volava via, sassi, sassi e sassi.

...che sogniamo di cambiare il mondo

lunedì 11 luglio 2011

Questione di spelling

Conversazioni assurde di cui solo i variegati clienti ATM possono godere.

La conversazione non l'ho sentita dall' inizio, solo quando il ragazzo (30-35 anni suppergiù) ha aumentato il tono di voce perchè dall'altro capo del telefono non capivano, ho iniziato a dare un senso a ciò che prima per me era solo un vociare indistinto.

- Send me a e-mail. Ok? luigi.per ciocciol gmail point com
Ha detto proprio “send me a email” foneticamente! E ha detto proprio “chiocciol”!
Dall'altro capo del telefono devono aver fatto intendere al garzoncello scherzoso che non avevano capito nulla. Così lui, forte delle sue conoscenze e con spavalderia ha iniziato a fare un improbabile quanto divertente spelling.
- “elle” like London, “u” like Udine. Udine. U. Yes,yes. “i” like
Non gli veniva proprio una città di provincia italiana nota ai suoi interlocutori. Proprio non gli veniva in mente. In quel preciso istante il tram 14 fa la fermata a Piazza Napoli e a destra ecco la soluzione ai problemi
- “i” like... INTESA SAN PAOLO
Nessuno è riuscito a trattenere le risate. Chi fissava il variopinto linoleun del tram pur di non gettare nello sconforto il ragazzo, chi invece rideva con gli occhi, che si trovava a ridere senza accorgersi.

Con lo sguardo perso, il ragazzo adesso guardava il ricco parterre che comodamente seduto assisteva al suo momento drammatico. Ha battuto la mano sulla spalla del ragazzo che sedeva vicino a lui.
- Mi aiuti?
Il ragazzo al posto giusto nel momento giusto ha preso in mano il telefono e con il biglietto da visita in mano, dettava l'indirizzo “iiméil” lasciando all' Intesa San Paolo il solo ruolo di banca.

A conversazione finita, una volta fatto il resoconto, con un misto tra stupore e incredulità ha detto al malcapitato “dovresti migliorare la pronuncia”.

Come se con “chiocciol” non si fosse già toccato il fondo.

domenica 3 luglio 2011

E uno stupido paio di occhiali rosa a forma di cuore

Tutto è nato per caso. Sembrava quasi uno sbaglio, ma fortunatamente ci siamo buttati di testa in quello sbaglio trasformandolo nello sbaglio più bello che ci potesse capitare.

Tu piacevi a chi io non avrei mai potuto fare un torto. Eri nel limbo di quelli su cui farci anche solo un pensiero era moralmente punibile.

Ancora eravamo nella nostra piccola succursale universitaria e Lei ti guardava con occhi sognanti, ti vedevamo giocare a calcio nel giardino con i tuo amici usando la stagnola del panino e lei già s'immaginava il colore degli occhi dei vostri figli. Parlavi con lei, sorridevi e io rimanevo un passo indietro, perchè mi ero accorta di quanto mi piacesse quel sorriso.

Tu in aula studio, io a lezione di Storia. Esco per andare in bagno, macchinette deserte, come non approfittare, mi godo lo spettacolo del soppalco vuoto ed eccoti sbucare da un'aula studio.
- Ciao
- Ciao
- Cosa ci fai qui da sola?
- Niente, devo rientrare in aula. Siamo nel bel mezzo della seconda guerra mondiale.
- Fermati un attimo, tanto i tedeschi perdono. Ti vedo tutti i giorni e non so nemmeno come ti chiami.
- S
- Non riesco mai a trovarti da sola, sei sempre in schieramento con le altre del primo anno. Dopo Storia cos'hai?
- Pranzo e filosofia
- Mangiamo insieme?
- No. Adesso devo rientrare.
Ti ero parsa altezzosa e antipatica, anzi come mi hai detto poi “una str**** stretta in un paio di jeans”.

Dopo meno di un'ora pranzavo fuori con le compagne di corso, tra cui Lei e tu sei arrivato. Lei è scattata in piedi come una molla. Tu l'hai salutata e ti sei rivolto a me “allora la guerra è finita come ti avevo detto io o ci sono cambiamenti?”.
Tutte si sono girate a guardarmi. Lei è intervenuta raccontandoti la lezione.

Non ti sei fatto scoraggiare. Ti piaceva l'idea che ti dicessi di no, volevi farmi cadere tra le tue braccia.
A Lei piacevi davvero. Tu non facevi nulla per farle capire che da parte tua non c'era che un'amicizia. Ogni volta che mi staccavo dalle ragazze, tu zompettante arrivavi e mi chiedevi di pranzare insieme. E la risposta era rimasta NO. Poi, si dice per caso, ma io non credo sia così, io le mie amiche siamo andate a mangiare davanti all'università e tu e i tuoi amici dopo 5 minuti eravate al tavolo vicino che dopo altri 5 minuti era diventato un tavolo unico e sempre per caso tu eri seduto vicino a me.
Su un tovagliolo di carta hai scritto “alla fine ce l'ho fatta a portarti a pranzo”.
Io in vistoso imbarazzo, Lei ormai aveva capito e tu gongolavi.

Lei è venuta da me “Tranquilla, il mio era un amore platonico. Visto da vicino non è nemmeno così bello. Poi è anche scarso a giocare a calcio. Se te l'ha chiesto, esci, io ho visto bene il suo amico e credo ci farò un pensierino”

Era dicembre. Dopo pochi giorni le lezioni sarebbero finite e tutto andava in pausa fino a metà febbraio.
- Non ha senso iniziare nulla ora. Le lezioni finiscono e abitiamo lontani. Ci vediamo quando ricominciano le lezioni e vediamo cosa ci succede.
Credevo che tu non avresti mai aspettato tutto quel tempo, che a febbraio non ti saresti nemmeno ricordato il mio nome.


Così non è stato e il primo giorno del secondo semestre tu eri lì ad aspettarmi.
- Oggi pranziamo insieme.

Da lì è iniziato il NOI. Non lo sapevamo, io credevo che la tua era solo smania, non sopportavi che io potessi dirti NO, invece dopo poco tempo guardandoci indietro avevamo fatto già tantissima strada. Sfruttavamo tutto il tempo che avevamo. Andavamo insieme alla scoperta di cose nuove, in un rapporto che stava diventando grande.
L'estate è arrivata in un batter d'occhio e con lei anche la prima piccola esperienza di convivenza tra noi a Milano. Tre settimane insieme. Nonostante le paure, sono state tre settimane fatte di una quotidianità speciale, iniziavamo a conoscerci, credendo che non avremmo potuto scoprire di più dell'altro.
Insieme vedevamo il mondo come attraverso degli stupidi occhiali rosa a forma di cuore. Se c'era l'altro tutto era più facile.
"Attraverso quelle lenti il mondo sembrava migliore"


L'estate ci ha portato anche al mare, al lago, abbiamo sempre fatto quello che sentivamo in quel momento senza programmare nulla e andava tutto bene. Ma si sa è facile che un rapporto vada bene finchè non ci sono problemi.
Dopo un anno insieme i problemi sono arrivati, coincidendo con il ritorno di una ex troppo ingombrate. Mi sono allontanata io, per una settimana non ci siamo visti e chiamate e messaggi erano sporadici.
Proprio in quei giorni è arrivato inaspettatamente il momento in cui ho avuto più bisogno di te. Cose che da sola non potevo affrontare. Un peso sulle mie spalle troppo grande.
Ti ho chiamato : “ho bisogno di te” e senza nemmeno chiedermi perchè dopo due ore ero seduta in macchina vicino a te fuori da un ospedale.
Avevo paura di aprirmi totalmente con te perchè avresti visto anche il peggio, ma tu eri lì, mi tenevi la mano e così hai visto tutto, piangevo in continuazione e tu asciugavi lacrime, senza far domande.

La mia famiglia era allo sbaraglio, nessuno si aspettava nulla, non riuscivamo a farci forza l'uno con l'altro, riuscivamo solo a puntare il dito e darci la colpa, com'era potuto accadere che nessuno si fosse accorto di niente. Avevamo così tanti sensi di colpa che l'unico modo era dare la responsabilità agli altri.

Tu c'eri, nonostante io ti avessi allontanato da me, tu sei tornato e rimasto con me. Mi obbligavi a mangiare e quando stavo male da vomitare tutto, tu in silenzio mi tenevi i capelli indietro. Con il tempo mi hai risollevata, mi hai ridato quegli stupidi occhiali rosa a forma di cuore per farmi vedere che il mondo cambia a seconda di come lo guardiamo. Volevi farmi tornare a credere che il mondo è il posto più bello, dove i sogni si realizzano e dove sorridere è quello di cui c'è più bisogno. Non siamo più tornati i NOI di prima, avevamo condiviso talmente tanto in quel periodo che nulla sarebbe più potuto essere come prima e adesso eravamo legati in un modo profondo, assoluto e totalizzante. Ti guardavo e vedevo un mondo intero. Sempre più vicini. Non avevo più paura di cosa ci sarebbe successo perchè ero sicura che insieme avremmo potuto affrontare tutto. Non avevamo più paura di dirci nulla. Anche quello di cui non andavamo fieri. Io con te al mio fianco mi sentivo completa come non ero mai riuscita a sentirmi.

Due anni e mezzo insieme sono arrivati.
I nostri problemi siamo noi. I nostri problemi sono dettati dalla paura e dalla consapevolezza. I progetti che abbiamo per le nostre vite sono diversi e per ora non ci permettono di continuare a condividere Noi. Ho sempre temuto che questo momento arrivasse. Però dobbiamo crearci un futuro. Per caso tutto è iniziato e per caso è tutto finito.

Insieme abbiamo affrontato tutto quello che la vita ci ha dato. Siamo cresciuti insieme. Anche nel momento più buio, hai trovato il modo di accendere ancora la luce nei miei occhi. Abbiamo riso tantissimo, avevi il dono di farmi sentire speciale, hai sempre capito quello che non ti volevo dire.
Io mi arrabbiavo e tu mi dicevi “adesso litigheremo, ma prima di iniziare ricordati che ti amo” e tutto finiva lì. Sapevi prendermi, mi conosci talmente bene che hai capito prima di me, che stavamo andando in due direzioni diverse.

Separarci è stato difficile e sai che rivederti per me lo è ancora. Quello sguardo e quel sorriso sono stati il centro dei miei pensieri per tanto tempo. Però adesso è giusto che ognuno trovi quella strada per cui ha sudato, ognuno dovrà provare a inseguire il suo sogno e se quando avremo fatto le nostre esperienze ci troveremo ancora vicini, beh, allora non ti lascerò più.

Perchè tu sei quello che quando una notte quando alle 2 l'ho chiamato:
- Dormivi?
- Si
- Scusa. Non lo sapevo. Però sei anche stupido, perchè tieni il telefono acceso se dormi?
- Per te. Se hai bisogno, devo esserci.

BUON VIAGGIO e adesso rimetterò ancora quegli stupidi occhiali rosa a forma di cuore per cercare di ritrovare il bello del mondo ovunque mi porterà.

Buon Viaggio, Amore!

PS "I have a feeling we're not in Kansas anymore" arriverà!

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