Il
mio rapporto con Milano è sempre stato fatto di odio e amore.
Da piccola era la città
sconosciuta e misteriosa che si portava via la mia mamma tutte le
mattine, poi con il liceo è arrivata l'idea che quella città a
100Km da qui fosse la soluzione. "Là c'è tutto!".
Milano
era l'aspirazione per uscire dalla dimensione ristretta della
provincia.
Adoravo l'idea di andare a vivere in quella grande
città per l'università. Elettrizzata da quella prospettiva.
Vivere
lì mi è piaciuto tanto inizialmente. C'era sempre qualcosa da fare
senza rischiare di ripetersi mai. Musei, negozi, manifestazioni,
convegni, posti con cibi mai provati.
Gente nuova ogni giorno,
mezzi pubblici. Come essere al centro del mondo. Settimana della
moda, settimana del design, settimana del mobile. Pittori sui
navigli. Mercato dei fiori. Fiera del libro usato. Esposizioni
all'aria aperta. Attività organizzate in Parco Sempione. Persone
sempre viste in tv come irraggiungibili, come se vivessero su un
altro pianeta presentavano i loro libri o i loro cd nelle librerie
davanti a persone che non erano affatto stupite come me nel vederle
lì.
Dopo 2 anni e mezzo iniziavo a sentirmi persa in quella
città. Troppo grande per me. Volevo tornare a casa. Casa mia, dove
tutto è più piccolo, dove si fanno sempre le stesse cose, perchè
non c'è molta varietà, dove si scivola facilmente in una
rassicurante routine. Il sabato si va sempre lì. A far la
spesa si va sempre lì. Il martedì si va lì a prendere la pizza.
Certo è sempre Paesuncolo: tu sei per come ti vedono gli altri, ma è
comunque casa.
Così ho deciso di passare 3 ore al giorno in
compagnia di Trenord, ma ogni sera calarmi di nuovo nei miei panni,
che sono quelli in cui mi trovo meglio.
Questioni
universitarie mi vogliono però quotidianamente a Milano in lotta
perenne con ciò che amo e ciò che odio di questa città.
MilAMO
Piazza
del Duomo alle 7 di mattina, il deserto e una luce opaca, diversa.
Le
colonne di San Lorenzo la sera, piene di vita, piene di gente che
ride sguaiatamente. Di gente felice che balla su una panchina. Amici
seduti vicini che si raccontano la vita con in mano qualche bevanda
colorata.La metropolitana. Io AMO follemente i viaggi in
metropolitana. Muovermi velocemente tra le stazioni di scambio. Non
c'è niente da fare, io adoro “il metrò”
Il parco di
sant'Eustorgio. Ore passate a studiare lì. Un telo, un gelato e
via.
La biblioteca dell'Università. Odora di libri vecchi. Banchi
enormi di legno. Gente che studia, che fa il cruciverba o il sudoku
su Leggo, che prova qualche approccio che regolarmente finisce con i
vicini che all'unisono esclamano "SHHHHHHT".
Passare per
via Solferino e immaginare il mondo che c'è lì dentro, che bello
che dev'essere e dopo un sospiro virare per la mediateca di
Santa Teresa e tornare a contatto con la mia piccola realtà.
Metro,
Leggo, City &CO, fedeli compagni.
Le manifestazioni. Ci
sono orde di manifestazioni. Manifestazioni di qualunque genere, a
difesa di qualsiasi causa. Trovarsi in piazza del Duomo a cantare "Il
cielo è sempre più blu" con centinaia di persone in un giorno
di sciopero generale è un'esperienza da ripetere.
La focaccia
allo stracchino vicino Lambrate, o le ciambelle in pieno american
style di Arnold, o il brunch della domenica in porta ticinese, i
beberoni alla frutta della signora brasiliana in Cantore, i
cioccolatini di Corso Genova, la crostata alle fragole (sicuramente
OGM) di Princi.
I palchi in piazza del Duomo. Perchè portano alla
domanda "chi ci sarà stasera? va beh, passo così vedo"
Lo
sconto studenti alle mostre.
L' Esselunga ovunque e le sue lasagne
pronte. Le lasagne pronte più buone che ci siano!
I negozi
impensabili. Negozio solo di palloncini, o solo di adesivi
giganteschi per pareti, o solo di bottoni, o il sushi esclusivamente
take away.
I tifosi del Bayern Monaco in trasferta che inneggiano
canti improbabili con boccali di birra in mano.
I turisti che San Babila chiedono dov'è il Duomo.
MilODIO
L'odore
di smog. Forte. Esagerato.
Non riuscire ad ottenere alcuna
informazione stradale: “non sono di qui” è la parola d'ordine.
Trovare un milanese a Milano pare sia un'impresa.
Il cielo. Di
notte il cielo non è mai buio. Sempre tra il rosa e l'arancione.
Il
caos che genera la pioggia o la neve. Bastano poche gocce ed è il
finimondo per le strade e non. In caso di maltempo a Milano ci si
sente in diritto di essere antipatici.
Il rumore. Non c'è mai
silenzio. Macchine, ambulanze, botti, urla, televisioni troppo alte,
etc.
Guardar fuori dalla finestra e incontrare un palazzo più
alto di quello in cui sei. Non c'è orizzonte a Milano.
Le
distanze. è tutto rigorosamente dalla parte opposta in cui ti
trovi.
La stazione Centrale (solo un giorno l'ho amata tanto, più
del dovuto)
Quello che le estetiste intendono per ceretta
all'inguine (dopo una ricerca sul campo è accertato che è un
problema delle estetiste di Milano)
La
soggezione che mette la scalinata del Tribunale nonostante una fedina
penale pulita


