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mercoledì 3 ottobre 2012

Giorno 1, 2 e 3


Ho perso il treno. Io non ho mai perso in treno in andata (sul ritorno il conto si spreca).
Ho pranzato con un pezzo di focaccia alle patate, con una piadina o con un panino al sapore di cotone idrofilo.
Mi hanno spiegato i metodi di catalogazione, così giusto come lezioncina introduttiva.
Ho un professore arrivato in classe con una maglia nera a mezze maniche con Che Guevara stampato in grigio e mi ha spiegato la comicità in Leopardi (sebbene il titolo del corso sia letteratura contemporanea).
Un professore di età non ben definita con il riporto e delle labbra stranissime ci ha detto quanto sia ingiusto studiare D'Annunzio e non la Deledda, il nobel l'ha vinto lei, non lui.
Ha piovuto fortissimo e io in una mano avevo la borsetta con l'altra trascinavo il trolley, con nessun'altra potevo tenere un ombrello (sempre nel caso in cui l'avessi avuto).Ho scoperto che dalla stazione di Bologna partono treni con fermate in posti bellissimi.
Ho asciugato la doccia ogni sera. Ho asciugato il lavandino sempre.
Mi sono sentita male quando a metà mattina mi sono ricordata di aver dimenticato il pigiama sotto al salviettone in bagno.
Mi è mancato il mio computer. Le mie serie tv. La mia ritualità.
L'UniBo è bellissima, ma davvero bella. Delle scalinate che sono la fine del mondo.
Ho letto l'Unità. Ho letto Left. Ho ascoltato attentamente Mentana. Ho guardato Ballarò. Ho discusso sulle primarie del PD.
Mi manca quando la discussione più impegnativa del giorno ruotava intorno al pranzo.
Avevo le salviette morbidissime e spugnose.
Per me Bologna ora come ora è Stazione, prendere via dell'Indipendenza, girare a sinistra in via Marsala, arrivare in via Zamboni. La mia idea di Bologna per ora ricopre 1,8 km.
Mi hanno detto che Marinetti "era un imbecille, diciamocelo".

Però stasera sono a casa, a casa.

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