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venerdì 30 dicembre 2011

Inciampando nei miei pensieri

Stanno insieme da tanto ormai. Quattro anni e mezzo. Tanti a 20 anni. Insieme sono cresciuti, insieme hanno imparato cosa vuol dire avere una relazione, insieme hanno imparato a dire si per far contento l'altro.

Hanno mosso i primi passi in un universo che sino a quel momento era a loro sconosciuto, imparando a fare i conti per due. Poi crescendo, sono usciti dal loro amore su misura e hanno conosciuto un mondo pieno di nuove esperienze che li aspettava e ci si sono buttati: Lui e i suoi eccessi, Lei che subiva il fascino di chi tornava a corteggiarla.

Così sono arrivate le incomprensioni, i litigi e il riversarsi addosso il malcontento. Si sono presi e lasciati per settimane e settimane: "non buttiamo via tutto. Abbiamo quattro anni alle spalle, riproviamoci".
Il proposito era il più nobile e anche gli intenti, ne sono certa.

È passato qualche mese e Lei è tornata a sorridere, a chiamarmi in preda alle emozioni, come se le riscoprisse per la prima volta. 
"Mi capisce, mi ascolta, mi riempie di complimenti e mi tratta come se esistessi solo io nel suo mondo" e diventa rossa quando ne parla e sorride come una bambina, sorrisi senza secondi fini, solo sorrisi.

Chi è tornato a farla sorridere non è la persona che ci si aspettava. R., un amico, che da sette anni aspetta il momento di farsi avanti. "
Ti sto aspettando da così tanto che non ti lascio più andar via", invece come da programma oggi è partita con chi non la fa più sorridere da tempo, per il capodanno in Trentino. 
 


Lei, lui e l'altro. Sarà la storia più vecchia del mondo, ma è sempre attuale.
Io mi perdo nei suoi racconti. Mi guardo dall'esterno emozionarmi con lei che ritrova una serenità invidiabile.
Basta un attimo e la mente va dove non vorrei. Lei ha trovato nuova linfa con una persona inaspettata e A. (il fidanzato ufficiale) non sa niente. Non immagina nulla.
Per quanto il paragone stoni e non voglia cucirmelo addosso: io ero come A. esattamente come A.
Ora nei nostri discorsi A è quello "cattivo". Lascialo! È la parola d'ordine.
"te ne ha fatte d'ogni, un po' se lo merita" qualcuna mette il carico da cento e io con i miei pensieri voliamo altrove.
Come Lei forse anche Lui, il mio Lui, a maggio è tornato a star bene.
Come Lei anche Lui si è riscoperto innamorato delle piccole cose con una persona nuova.
Come Lei anche Lui non riusciva a lasciarmi.

Io non ce la farò mai a superare quell'ostacolo, ci sto provando con tutto il cuore, ma non ci riesco. Lei mi parla di come R. la faccia star bene e io mi chiedo cosa facessi per rendere Lui così infelice da dover cercare di sorridere con un'altra. Se Lui mi avesse parlato avremmo trovato una soluzione, se mi avesse sbattuto in faccia quello che provava avrei lottato per Noi. Invece no. Invece mi ha fatto trovare il danno fatto. Completamente all'oscuro. Lei mi chiama in preda alle sue ansie, mi dice "cosa faccio? Non riesco nemmeno a guardarlo in faccia" e io che inizio a piangere vivendo quella situazione da un punto di vista nuovo, pensando a quante volte Lui mi guardava e mi mentiva, a quante volte avrebbe potuto dirmelo, a quante volte mentre io pontificavo il futuro Lui aveva la mente altrove e a quante volte ingenua chiedevo "cos'hai fatto oggi?" e mi sentivo dire bugie su bugie senza mai dubitare, perchè mi fidavo di Lui. Una carognata simile ero convinta che non me l'avrebbe mai e poi mai fatta.

martedì 27 dicembre 2011

Pranzo di Natale

Il 24 qui è sempre giorno di grandi preparativi. Ci si alza di buon ora e si inizia a cucinare.

Quest'anno il 24 solo la mamma si è alzata a un'ora accettabile. Io ero tramortita nel letto dopo una notte d'inferno. Inferno vero. Una notte passata stringendo al posto del cuscino la tazza del wc, una notte di pigiama cambiato due volte, straccio bagnato sulla fronte, termometro in mano.
Prendere la tachipirina per abbassare la febbre e vederla spiattellata sul fondo di un secchio dopo nemmeno dieci minuti. Notte in cui nessuno ha dormito "mamma sono piena di macchie in faccia!", "cerco le vaccinazioni, quella per la rosolia devi averla fatta".

Non mi sono alzata dal letto per tutto il 24, mi hanno dato mezza patata bollita scondita per cena, mentre sentivo che gli altri erano indaffarati in salmone, lasagne al pesto, tartine, zucca al forno, dolci al cioccolato...
Di tanto in tanto ricevevo qualcuno in udienza.
"Mammaaaaaa, mi mandi qualcuno a farmi compagnia?"
"Dormi!"
"Ma non ho sonno"
"Dormi!"

Il 25 mi è stato concesso il trasferimento. Dal letto al divano.
Il 25 mi è stato concesso di ingurgitare qualcosa. Una tazza di brodo per l'intera giornata.

Il 26 grande festa, facevo la spola tra il letto e il divano. Mi sono fatta un'overdose di episodi di Big Bang Theory e ho mangiato il brodo con i tortellini e la sera gran finale con La Sirenetta.


Il 27 ho una dama di compagnia. Lei.
- Se non mi attacchi niente vengo a trovarti
- Non te lo assicuro
- Va beh vengo lo stesso. Ormai sono 4 giorni, l'incubazione è finita. Preparati che ci guardiamo puntate su puntate di Pretty Little Liars.
- Ok
- Non so quando, ma fidati che arrivo

venerdì 16 dicembre 2011

è ora della letterina a Babbo Natale?

Dear Santa,

è da un anno che non ci si vede. Un ragguaglio sulla mia vita sarebbe inutile, tu sai sempre tutto, no?!
Quindi saprai anche che sono stata un'onesta cittadina, una figlia rompiballe, una sorella stressante, un'amica pedante e una studentessa che avrebbe potuto/potrebbe fare di più (frase su cui i professori hanno marciato una vita, la mia).

Da te oltre la pace nel mondo vorrei:

- La forza di partire per l'Inghilterra. Sarebbe il giusto incentivo. Ho bisogno di una spintarella o non lo farò mai. Oppure basta che tu mi stia vicino, mi ripeta ogni giorno che è la scelta giusta e che quando varcherò la Manica tu sia lì con me a darmi un abbraccio di tanto in tanto. Un abbraccio per ritrovare la serenità.

- Vorrei che mi portassi anche una gomma magica. O un bianchetto. Si Babbuz, vorrei che mi regalassi la capacità di dimenticarmi per sempre quello che Lui ha fatto a maggio. Da sola non ci riesco, ho davvero bisogno di un tuo intervento o non riuscirò a portare avanti questa relazione. Ho sempre l'idea di Lui con Quellalà nella testa. Ho il terrore che mi dica cose che ha detto a lei. Che abbia provato emozioni con lei, che io non riuscirò a trasmettergli. Che cerchi lei in me. Che con lei abbiano riso di me. Che pensi ancora a lei quando è con me. Che gli manchi lei. E' un ostacolo più grande di me, ho bisogno che mi prendi per mano e insieme a occhi chiusi saltiamo oltre senza guardare mai indietro, cancellando quei mesi e quelle lacrime e non rivivendo queste sensazioni d'inferiorità verso il loro sentimento, se di sentimento si è trattato.

- Se ti senti magnanimo nei miei riguardi cosa ne pensi di farmi trovare sotto l'albero la tesi già confezionata. Ricorda che la copertina la vorrei di un colore improponibile. Di quelli che tutti schifano. Bordeaux e blu non se ne può più! Giallo! Ecco Papà Noel, il giallo sarebbe troppo "giusto". Ricordati l'intestazione o la IML mi taglierà la testa. Oppure se non hai tempo, basta che mi regali l'inventiva per scriverla e prometto che mi fiderò di te.

Mi sembra di averti chiesto già abbastanza.
Le richieste sono in ordine di importanza, quindi se ti limiti a un dono, giuro che mi basta la spinta per partire.

Grazie Weihnachtsmann!

NB quest'anno ti lascio le caramelle gelèè alla pesca. Quelle buone.

mercoledì 14 dicembre 2011

#leaveamessage

Iniziativa di una ragazza piena di idee e di creatività Chiara aka Ma Che Davvero?
Lasciare un messaggio. Lasciare un po' di ottimismo e di sorpresa. Lasciare che qualcuno sorrida pensando a chi l'ha scritto.

Sprovvista di stampante non sono riuscita a stampare i biglietti preparati per l'occasione, ma due pagine del quadernone di filosofia del primo anno sono state utili.

Io mi sono portata un po' avanti, già il 12 dicembre ho lasciato tracce di #leaveamessage su un aereo Alitalia da Heathrow a Linate. Riposto per bene nel numero di Ulisse di dicembre ho lasciato una frase di Madame Ciccone, che passava in quel momento sulla radio.
"Beauty is where you find it"

Oggi mi sono messa all'opera: tra i banchi dell'università, nella polverosa biblioteca di scienze politiche, nelle fessure dei caloriferi nei lunghi corridoi della Statale e su un seggiolino del tram 14.

Le foto (pessime, fatte con il telefonino) verranno aggiunte.

Ho anche convinto Lui a metterne un paio a Palazzo Reale a patto che gli lasciassi autonomia su cosa scrivere e che non avrei letto.

Intanto questi i miei messaggi lasciati per Milano.




Back home





Tornate a casa. Tornate alla nostra quotidianità dopo cinque giorni in cui le nostre vite lontane si sono mescolate, confuse, legate e combinate violentemente. Un po' come la massa che popola il sabato di Portobello.












Tornate a casa dopo aver visto una città viva, carica e splendida.
Luci a non finire. Un trionfo che si accende appena cala la luce del giorno.













Tornate a casa avendo capito che nella vita c'è sempre un gap a cui prestare attenzione e quello scalino può essere un esame andato male, un fidanzato sbagliato, una fiducia regalata o un incauto acquisto.













Tornate a casa cariche di sensazioni, di odori, di sapori, di rumori nuovi.
E solo dopo aver assaggiato i cupcake di Hummingbird.













Tornate a casa con pesanti valigie, nuove consapevolezze, armadi arricchiti e ricordi speciali.
















Tornate dopo aver capito che si può fare: affidarsi totalmente a qualcuno, lasciarsi guidare, scendere le scale del metrò e lasciarsi portare.
























Tornate a casa e capire quanto è bello avere l'acqua CALDA (invenzione sempre troppo sottovalutata).















Tornate a casa sapendo che “chi trova un amico trova un tesoro” è solo un detto, noi abbiamo molto di più di un tesoro, abbiamo chi capisce, ascolta, consiglia, critica, ride.
Un tesoro tutte queste cose non le fa.













Tornate a casa con nuovi amori: cassieri di Top Shop, uomini ingiacchettati in metropolitana e un amore incontrastato per una popolazione che se ne frega di cosa tu abbia addosso.












Tornate a casa con un Oyster Card nella giacca, carica con ancora qualche sterlina. Teniamola, si sa mai. Teniamo anche quei penny sparsi nella borsetta, si sa mai.

giovedì 8 dicembre 2011

Prendi un 7 dicembre a Milano.


Lui chiede dove si potrebbe andare: è il 7 dicembre, “andiamo in centro”.

E ti capita di inciampare in ragazzi seduti per terra, ordinati e in silenzio con un libro in mano. Si può trasmettere la propria idea senza mettere a ferro e fuoco le città, questo il loro messaggio.

O ti ritrovi a dare indicazioni a tifosi del CSKA Mosca seduti sui gradini del Duomo che sono attoniti dalla frenesia della piazza.

Poi ti volti e vedi tanta gente con lo sguardo rivolto all'insù. “C'è Linus con Ligabue, non lo sapevate?”. No, noi due non lo sapevamo.

Per uscire dal caos, entriamo nella galleria. Ci fermiamo vicino alle transenne dei restauratori e guardiamo quello sfavillio di luci azzurre e blu e la gente che inizia a raggrupparsi davanti ad uno schermo. Arriviamo in Piazza della Scala. Qualsiasi corpo armato italiano, aveva almeno una decina di rappresentanti in quella Piazza transennata, inaccessibile.

Il marasma di gente ci ha trainati in via Dante. Siamo arrivati al castello sforzesco senza nemmeno essercene accorti. Qualsiasi espositore era pressoché inavvicinabile, da noi che aspettavamo il nostro turno, noi che chiedevamo permesso.

Lui mi stringe la mano, ma invano, perchè in quel caos ci continuiamo a perdere, ci incrociamo con gli occhi, poi qualcuno ti spinge, o ti pesta un piede e si ricomincia a cercarsi.
Per prendere fiato, ci infiliamo in via Rovello per trovare un po' di pace davanti al Piccolo.

Lui desiderava vedere il Don Giovanni sul maxi schermo, nonostante fossi esausta di tutta quella gente, sarei rimasta lì per accontentarlo, ma a Lui di Mozart pareva non importare più nulla.
- E se andassimo a casa?

Un sorriso, riprendere fiato e poi dritti verso il tram.

domenica 4 dicembre 2011

Sfogo in notturna, perchè a qualcuno devo dirlo


Stasera è andata in onda una ca**ata colossale, ancora più grande della corazzata, quella corazzata.

Siamo usciti a cena, ristorante giapponese. Parlato, riso, scherzato.
Finita la cena, ci si avvia verso il centro. Siamo in una stradina. Si ferma, mi prende per un braccio, mi tira a sé e mi bacia. Mi bacia come se fosse l'ultima cosa che farà. Io rispondo al bacio, dapprima tentennante poi mi lascio guidare.

Non ci sarebbero problemi se il lui in questione fosse il mio bellissimo (ex) fidanzato ora sulla via della redenzione, ma i problemi invece ci sono, eccome.
Il lui in questione è un amico. Ma davvero un amico e basta. Non sono la Joey Potter della bassa lombarda, proprio solo ed esclusivamente un amico e nemmeno il mio migliore amico, giusto un amico generico.
Poi è più piccolo di me: 3 anni in meno. Ok, a 30 anni, non sono nulla, ma a 20 si. Io ne ho 22 e lui è fresco fresco di 19. Per buona parte dell'anno, abbiamo 4 anni di differenza.
Queste cose non portano a nulla: Demi Moore decet!
No, no, no.
Perchè il mio cervello non ha mandato l'input al collo di girarsi?alle braccia di allontanarlo?alle gambe di far partire una ginocchiata?
Perchè non ho pensato al mio affascinante comasco in quel lasso temporale?
Lui? Cosa dirò adesso a Lui? Non posso dirglielo. Sarebbe tirare il freno a mano mentre si va 200 all'ora. Non ne uscirebbe bene nessuno dei due, ma riuscirò a stare zitta?

Ora come ora non mi è chiaro nulla sui miei sentimenti presunti o reali. 

giovedì 1 dicembre 2011

1 dicembre


Ogni anno il comune mandava gli psicologi del consultorio di Paesuncolo nei licei a ricordarci che bere il sabato sera non fa di noi dei fighi e che il sesso è bello, ma proteggersi da malattie e gravidanze è sempre cosa buona e giusta.
Ero in seconda o forse in terza liceo quando si è affrontato il tema HIV e AIDS. La prima domanda fu: “alzate la mano se pensate che usando la stessa forchetta di una persona sieropositiva siate esposti al virus”. Seduti per terra a gambe incrociate formavamo un cerchio un po' sbilenco. Sguardi interrogativi. “mi sa di si. Se tizia, che sa tutto,alza la mano la alzo anch'io”. La professoressa di italiano, che seduta in cattedra compilava il registro ha alzato lo sguardo, curiosa di vedere cos' avrebbero risposto quei sedicenni pronti a snocciolare declinazioni latine, frasi ipotetiche in francese e verbi irregolari in inglese, ma impreparati per la vita. Timidamente una dopo l'altra le mani si sono alzate tutte.

Uno psicologo e una sociologa sono partiti da quelle 18 mani alzate per spiegarci che...
Non si trasmette con un abbraccio.
Non si trasmette bevendo dallo stesso bicchiere.
Non si trasmette sedendosi vicini.
Non si trasmette nemmeno con un bacio.

Non è la malattia dei drogati.
Non è la malattia degli omosessuali.
Non è la malattia di chi “se l'è cercata”

Si trasmette con un rapporto sessuale non protetto.
Si trasmette con trasfusioni di sangue infetto
Si trasmette se chi ha il virus ha una ferita che sanguina e il suo sangue entra velocemente in una vostra ferita aperta. Se passa del tempo il virus muore a contatto con l'aria.

L'ignoranza emargina chi è sieropositivo
L'ignoranza pensa che sia la peste del ventesimo secolo.
L'ignoranza e figlia della pessima comunicazione.
L'ignoranza è alimentata dalla chiesa e dalle sue fobie.

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