Pagine

venerdì 30 dicembre 2011

Inciampando nei miei pensieri

Stanno insieme da tanto ormai. Quattro anni e mezzo. Tanti a 20 anni. Insieme sono cresciuti, insieme hanno imparato cosa vuol dire avere una relazione, insieme hanno imparato a dire si per far contento l'altro.

Hanno mosso i primi passi in un universo che sino a quel momento era a loro sconosciuto, imparando a fare i conti per due. Poi crescendo, sono usciti dal loro amore su misura e hanno conosciuto un mondo pieno di nuove esperienze che li aspettava e ci si sono buttati: Lui e i suoi eccessi, Lei che subiva il fascino di chi tornava a corteggiarla.

Così sono arrivate le incomprensioni, i litigi e il riversarsi addosso il malcontento. Si sono presi e lasciati per settimane e settimane: "non buttiamo via tutto. Abbiamo quattro anni alle spalle, riproviamoci".
Il proposito era il più nobile e anche gli intenti, ne sono certa.

È passato qualche mese e Lei è tornata a sorridere, a chiamarmi in preda alle emozioni, come se le riscoprisse per la prima volta. 
"Mi capisce, mi ascolta, mi riempie di complimenti e mi tratta come se esistessi solo io nel suo mondo" e diventa rossa quando ne parla e sorride come una bambina, sorrisi senza secondi fini, solo sorrisi.

Chi è tornato a farla sorridere non è la persona che ci si aspettava. R., un amico, che da sette anni aspetta il momento di farsi avanti. "
Ti sto aspettando da così tanto che non ti lascio più andar via", invece come da programma oggi è partita con chi non la fa più sorridere da tempo, per il capodanno in Trentino. 
 


Lei, lui e l'altro. Sarà la storia più vecchia del mondo, ma è sempre attuale.
Io mi perdo nei suoi racconti. Mi guardo dall'esterno emozionarmi con lei che ritrova una serenità invidiabile.
Basta un attimo e la mente va dove non vorrei. Lei ha trovato nuova linfa con una persona inaspettata e A. (il fidanzato ufficiale) non sa niente. Non immagina nulla.
Per quanto il paragone stoni e non voglia cucirmelo addosso: io ero come A. esattamente come A.
Ora nei nostri discorsi A è quello "cattivo". Lascialo! È la parola d'ordine.
"te ne ha fatte d'ogni, un po' se lo merita" qualcuna mette il carico da cento e io con i miei pensieri voliamo altrove.
Come Lei forse anche Lui, il mio Lui, a maggio è tornato a star bene.
Come Lei anche Lui si è riscoperto innamorato delle piccole cose con una persona nuova.
Come Lei anche Lui non riusciva a lasciarmi.

Io non ce la farò mai a superare quell'ostacolo, ci sto provando con tutto il cuore, ma non ci riesco. Lei mi parla di come R. la faccia star bene e io mi chiedo cosa facessi per rendere Lui così infelice da dover cercare di sorridere con un'altra. Se Lui mi avesse parlato avremmo trovato una soluzione, se mi avesse sbattuto in faccia quello che provava avrei lottato per Noi. Invece no. Invece mi ha fatto trovare il danno fatto. Completamente all'oscuro. Lei mi chiama in preda alle sue ansie, mi dice "cosa faccio? Non riesco nemmeno a guardarlo in faccia" e io che inizio a piangere vivendo quella situazione da un punto di vista nuovo, pensando a quante volte Lui mi guardava e mi mentiva, a quante volte avrebbe potuto dirmelo, a quante volte mentre io pontificavo il futuro Lui aveva la mente altrove e a quante volte ingenua chiedevo "cos'hai fatto oggi?" e mi sentivo dire bugie su bugie senza mai dubitare, perchè mi fidavo di Lui. Una carognata simile ero convinta che non me l'avrebbe mai e poi mai fatta.

martedì 27 dicembre 2011

Pranzo di Natale

Il 24 qui è sempre giorno di grandi preparativi. Ci si alza di buon ora e si inizia a cucinare.

Quest'anno il 24 solo la mamma si è alzata a un'ora accettabile. Io ero tramortita nel letto dopo una notte d'inferno. Inferno vero. Una notte passata stringendo al posto del cuscino la tazza del wc, una notte di pigiama cambiato due volte, straccio bagnato sulla fronte, termometro in mano.
Prendere la tachipirina per abbassare la febbre e vederla spiattellata sul fondo di un secchio dopo nemmeno dieci minuti. Notte in cui nessuno ha dormito "mamma sono piena di macchie in faccia!", "cerco le vaccinazioni, quella per la rosolia devi averla fatta".

Non mi sono alzata dal letto per tutto il 24, mi hanno dato mezza patata bollita scondita per cena, mentre sentivo che gli altri erano indaffarati in salmone, lasagne al pesto, tartine, zucca al forno, dolci al cioccolato...
Di tanto in tanto ricevevo qualcuno in udienza.
"Mammaaaaaa, mi mandi qualcuno a farmi compagnia?"
"Dormi!"
"Ma non ho sonno"
"Dormi!"

Il 25 mi è stato concesso il trasferimento. Dal letto al divano.
Il 25 mi è stato concesso di ingurgitare qualcosa. Una tazza di brodo per l'intera giornata.

Il 26 grande festa, facevo la spola tra il letto e il divano. Mi sono fatta un'overdose di episodi di Big Bang Theory e ho mangiato il brodo con i tortellini e la sera gran finale con La Sirenetta.


Il 27 ho una dama di compagnia. Lei.
- Se non mi attacchi niente vengo a trovarti
- Non te lo assicuro
- Va beh vengo lo stesso. Ormai sono 4 giorni, l'incubazione è finita. Preparati che ci guardiamo puntate su puntate di Pretty Little Liars.
- Ok
- Non so quando, ma fidati che arrivo

venerdì 16 dicembre 2011

è ora della letterina a Babbo Natale?

Dear Santa,

è da un anno che non ci si vede. Un ragguaglio sulla mia vita sarebbe inutile, tu sai sempre tutto, no?!
Quindi saprai anche che sono stata un'onesta cittadina, una figlia rompiballe, una sorella stressante, un'amica pedante e una studentessa che avrebbe potuto/potrebbe fare di più (frase su cui i professori hanno marciato una vita, la mia).

Da te oltre la pace nel mondo vorrei:

- La forza di partire per l'Inghilterra. Sarebbe il giusto incentivo. Ho bisogno di una spintarella o non lo farò mai. Oppure basta che tu mi stia vicino, mi ripeta ogni giorno che è la scelta giusta e che quando varcherò la Manica tu sia lì con me a darmi un abbraccio di tanto in tanto. Un abbraccio per ritrovare la serenità.

- Vorrei che mi portassi anche una gomma magica. O un bianchetto. Si Babbuz, vorrei che mi regalassi la capacità di dimenticarmi per sempre quello che Lui ha fatto a maggio. Da sola non ci riesco, ho davvero bisogno di un tuo intervento o non riuscirò a portare avanti questa relazione. Ho sempre l'idea di Lui con Quellalà nella testa. Ho il terrore che mi dica cose che ha detto a lei. Che abbia provato emozioni con lei, che io non riuscirò a trasmettergli. Che cerchi lei in me. Che con lei abbiano riso di me. Che pensi ancora a lei quando è con me. Che gli manchi lei. E' un ostacolo più grande di me, ho bisogno che mi prendi per mano e insieme a occhi chiusi saltiamo oltre senza guardare mai indietro, cancellando quei mesi e quelle lacrime e non rivivendo queste sensazioni d'inferiorità verso il loro sentimento, se di sentimento si è trattato.

- Se ti senti magnanimo nei miei riguardi cosa ne pensi di farmi trovare sotto l'albero la tesi già confezionata. Ricorda che la copertina la vorrei di un colore improponibile. Di quelli che tutti schifano. Bordeaux e blu non se ne può più! Giallo! Ecco Papà Noel, il giallo sarebbe troppo "giusto". Ricordati l'intestazione o la IML mi taglierà la testa. Oppure se non hai tempo, basta che mi regali l'inventiva per scriverla e prometto che mi fiderò di te.

Mi sembra di averti chiesto già abbastanza.
Le richieste sono in ordine di importanza, quindi se ti limiti a un dono, giuro che mi basta la spinta per partire.

Grazie Weihnachtsmann!

NB quest'anno ti lascio le caramelle gelèè alla pesca. Quelle buone.

mercoledì 14 dicembre 2011

#leaveamessage

Iniziativa di una ragazza piena di idee e di creatività Chiara aka Ma Che Davvero?
Lasciare un messaggio. Lasciare un po' di ottimismo e di sorpresa. Lasciare che qualcuno sorrida pensando a chi l'ha scritto.

Sprovvista di stampante non sono riuscita a stampare i biglietti preparati per l'occasione, ma due pagine del quadernone di filosofia del primo anno sono state utili.

Io mi sono portata un po' avanti, già il 12 dicembre ho lasciato tracce di #leaveamessage su un aereo Alitalia da Heathrow a Linate. Riposto per bene nel numero di Ulisse di dicembre ho lasciato una frase di Madame Ciccone, che passava in quel momento sulla radio.
"Beauty is where you find it"

Oggi mi sono messa all'opera: tra i banchi dell'università, nella polverosa biblioteca di scienze politiche, nelle fessure dei caloriferi nei lunghi corridoi della Statale e su un seggiolino del tram 14.

Le foto (pessime, fatte con il telefonino) verranno aggiunte.

Ho anche convinto Lui a metterne un paio a Palazzo Reale a patto che gli lasciassi autonomia su cosa scrivere e che non avrei letto.

Intanto questi i miei messaggi lasciati per Milano.




Back home





Tornate a casa. Tornate alla nostra quotidianità dopo cinque giorni in cui le nostre vite lontane si sono mescolate, confuse, legate e combinate violentemente. Un po' come la massa che popola il sabato di Portobello.












Tornate a casa dopo aver visto una città viva, carica e splendida.
Luci a non finire. Un trionfo che si accende appena cala la luce del giorno.













Tornate a casa avendo capito che nella vita c'è sempre un gap a cui prestare attenzione e quello scalino può essere un esame andato male, un fidanzato sbagliato, una fiducia regalata o un incauto acquisto.













Tornate a casa cariche di sensazioni, di odori, di sapori, di rumori nuovi.
E solo dopo aver assaggiato i cupcake di Hummingbird.













Tornate a casa con pesanti valigie, nuove consapevolezze, armadi arricchiti e ricordi speciali.
















Tornate dopo aver capito che si può fare: affidarsi totalmente a qualcuno, lasciarsi guidare, scendere le scale del metrò e lasciarsi portare.
























Tornate a casa e capire quanto è bello avere l'acqua CALDA (invenzione sempre troppo sottovalutata).















Tornate a casa sapendo che “chi trova un amico trova un tesoro” è solo un detto, noi abbiamo molto di più di un tesoro, abbiamo chi capisce, ascolta, consiglia, critica, ride.
Un tesoro tutte queste cose non le fa.













Tornate a casa con nuovi amori: cassieri di Top Shop, uomini ingiacchettati in metropolitana e un amore incontrastato per una popolazione che se ne frega di cosa tu abbia addosso.












Tornate a casa con un Oyster Card nella giacca, carica con ancora qualche sterlina. Teniamola, si sa mai. Teniamo anche quei penny sparsi nella borsetta, si sa mai.

giovedì 8 dicembre 2011

Prendi un 7 dicembre a Milano.


Lui chiede dove si potrebbe andare: è il 7 dicembre, “andiamo in centro”.

E ti capita di inciampare in ragazzi seduti per terra, ordinati e in silenzio con un libro in mano. Si può trasmettere la propria idea senza mettere a ferro e fuoco le città, questo il loro messaggio.

O ti ritrovi a dare indicazioni a tifosi del CSKA Mosca seduti sui gradini del Duomo che sono attoniti dalla frenesia della piazza.

Poi ti volti e vedi tanta gente con lo sguardo rivolto all'insù. “C'è Linus con Ligabue, non lo sapevate?”. No, noi due non lo sapevamo.

Per uscire dal caos, entriamo nella galleria. Ci fermiamo vicino alle transenne dei restauratori e guardiamo quello sfavillio di luci azzurre e blu e la gente che inizia a raggrupparsi davanti ad uno schermo. Arriviamo in Piazza della Scala. Qualsiasi corpo armato italiano, aveva almeno una decina di rappresentanti in quella Piazza transennata, inaccessibile.

Il marasma di gente ci ha trainati in via Dante. Siamo arrivati al castello sforzesco senza nemmeno essercene accorti. Qualsiasi espositore era pressoché inavvicinabile, da noi che aspettavamo il nostro turno, noi che chiedevamo permesso.

Lui mi stringe la mano, ma invano, perchè in quel caos ci continuiamo a perdere, ci incrociamo con gli occhi, poi qualcuno ti spinge, o ti pesta un piede e si ricomincia a cercarsi.
Per prendere fiato, ci infiliamo in via Rovello per trovare un po' di pace davanti al Piccolo.

Lui desiderava vedere il Don Giovanni sul maxi schermo, nonostante fossi esausta di tutta quella gente, sarei rimasta lì per accontentarlo, ma a Lui di Mozart pareva non importare più nulla.
- E se andassimo a casa?

Un sorriso, riprendere fiato e poi dritti verso il tram.

domenica 4 dicembre 2011

Sfogo in notturna, perchè a qualcuno devo dirlo


Stasera è andata in onda una ca**ata colossale, ancora più grande della corazzata, quella corazzata.

Siamo usciti a cena, ristorante giapponese. Parlato, riso, scherzato.
Finita la cena, ci si avvia verso il centro. Siamo in una stradina. Si ferma, mi prende per un braccio, mi tira a sé e mi bacia. Mi bacia come se fosse l'ultima cosa che farà. Io rispondo al bacio, dapprima tentennante poi mi lascio guidare.

Non ci sarebbero problemi se il lui in questione fosse il mio bellissimo (ex) fidanzato ora sulla via della redenzione, ma i problemi invece ci sono, eccome.
Il lui in questione è un amico. Ma davvero un amico e basta. Non sono la Joey Potter della bassa lombarda, proprio solo ed esclusivamente un amico e nemmeno il mio migliore amico, giusto un amico generico.
Poi è più piccolo di me: 3 anni in meno. Ok, a 30 anni, non sono nulla, ma a 20 si. Io ne ho 22 e lui è fresco fresco di 19. Per buona parte dell'anno, abbiamo 4 anni di differenza.
Queste cose non portano a nulla: Demi Moore decet!
No, no, no.
Perchè il mio cervello non ha mandato l'input al collo di girarsi?alle braccia di allontanarlo?alle gambe di far partire una ginocchiata?
Perchè non ho pensato al mio affascinante comasco in quel lasso temporale?
Lui? Cosa dirò adesso a Lui? Non posso dirglielo. Sarebbe tirare il freno a mano mentre si va 200 all'ora. Non ne uscirebbe bene nessuno dei due, ma riuscirò a stare zitta?

Ora come ora non mi è chiaro nulla sui miei sentimenti presunti o reali. 

giovedì 1 dicembre 2011

1 dicembre


Ogni anno il comune mandava gli psicologi del consultorio di Paesuncolo nei licei a ricordarci che bere il sabato sera non fa di noi dei fighi e che il sesso è bello, ma proteggersi da malattie e gravidanze è sempre cosa buona e giusta.
Ero in seconda o forse in terza liceo quando si è affrontato il tema HIV e AIDS. La prima domanda fu: “alzate la mano se pensate che usando la stessa forchetta di una persona sieropositiva siate esposti al virus”. Seduti per terra a gambe incrociate formavamo un cerchio un po' sbilenco. Sguardi interrogativi. “mi sa di si. Se tizia, che sa tutto,alza la mano la alzo anch'io”. La professoressa di italiano, che seduta in cattedra compilava il registro ha alzato lo sguardo, curiosa di vedere cos' avrebbero risposto quei sedicenni pronti a snocciolare declinazioni latine, frasi ipotetiche in francese e verbi irregolari in inglese, ma impreparati per la vita. Timidamente una dopo l'altra le mani si sono alzate tutte.

Uno psicologo e una sociologa sono partiti da quelle 18 mani alzate per spiegarci che...
Non si trasmette con un abbraccio.
Non si trasmette bevendo dallo stesso bicchiere.
Non si trasmette sedendosi vicini.
Non si trasmette nemmeno con un bacio.

Non è la malattia dei drogati.
Non è la malattia degli omosessuali.
Non è la malattia di chi “se l'è cercata”

Si trasmette con un rapporto sessuale non protetto.
Si trasmette con trasfusioni di sangue infetto
Si trasmette se chi ha il virus ha una ferita che sanguina e il suo sangue entra velocemente in una vostra ferita aperta. Se passa del tempo il virus muore a contatto con l'aria.

L'ignoranza emargina chi è sieropositivo
L'ignoranza pensa che sia la peste del ventesimo secolo.
L'ignoranza e figlia della pessima comunicazione.
L'ignoranza è alimentata dalla chiesa e dalle sue fobie.

lunedì 28 novembre 2011

Work in progress (unfortunately)


Mi dispiace tanto per il caos che si è creato. Sto cercando di sistemare il tutto in tempi brevi...

A te che capiti qui per la prima volta: di solito è uno spazio ordinato e chiaro, non vige il caos incontrastato!
A te che sei già capitato qui e ora non capisci se sia scoppiata una bomba: io e Blogger abbiamo qualche problemino a relazionarci.

I'm so sorry!

giovedì 24 novembre 2011

Bilanci


Arrivati a 400 visite di questo piccolo piccolo piccolo spazio è arrivato il tempo di un primo bilancio.
Certo un blog serio 400 visite le accumula in mezza giornata, non in mesi e mesi, ma qui non si ha quel tipo di velleità.
Comunque per festeggiare questo piccolo traguardo ho pensato di proporre le “origini del traffico”, cioè quelle parole che immesse in un motore di ricerca hanno portato qui.



C'è chi è sbarcato qui cercando DITA INNAMORATE. Non capisco a cosa potesse alludere e ancor meno capisco in quale post sia risultata questa ricerca, approfondirò.

C'è chi è sbarcato qui cercando GOLA IN FIAMME. Ecco ora mi sento responsabile. Qualcuno cercava un rimedio ai suoi malanni e invece è finito qui.

C'è chi è sbarcato qui cercando TROVERO' L'UOMO DELLA MIA VITA?, la responsabilità aumenta maggiormente, perchè se al mal di gola si poteva trovare comunque un semplice rimedio , a quella domanda un rimedio non c'è. E poi se qualcUNA speranzosa ha letto quel post, la sua speranza si è inabissata.

C'è chi è sbarcato qui cercando AULE STUDIO DESERTE. Io dovrei tacere perchè propongo a google delle ricerche che sfiorano l'assurdo, ma codesta persona si aspettava di trovare gli indirizzi di aule studio deserte? Sento come dovere civico di informare chi mai dovesse riproporre tale quesito l'indirizzo dell'aula studio deserta fotografata qui. Via Noto 8, Milano.

C'è chi è sbarcato qui cercando APPARECCHIO. Penso, penso. Ho riletto anche qualche post, ma dove posso aver mai parlato di apparecchi?!

C'è chi è sbarcato qui cercando FRASI DEI BLOG. Questo blog è pieeeeeeeno di frasi. Frasi senza senso, frasi senza soggetto/verbo/complementi vari. Frasi senza alcunnesso logico con la frase attigua. Frasi che trovano una collocazionesolo nella mia testa. Frasi dette da qualcuno, ma quasi sempre quel qualcuno non è Gandhi o il Dalai Lama, ma perle di saggezza di mia nonna o frasi estemporanee di familiari e amiche.

C'è chi è sbarcato qui cercando OCCHIALI A FORMA DI CUORE, anzi ben 10 persone hanno varcato questa soglia con quella frase ( altri 3 con occhialoni a cuore, altri 2 con occhiali cuore, altri con occhiali rosa). Mi rincuora sapere che non sono l'unica con un elevato senso del Kitsch (che ho appena scoperto essere una parola tedesca, non inglese).


C'è chi è sbarcato qui cercando PELUCHES. Io ho mai parlato di peluches?

mercoledì 23 novembre 2011

Meglio cambiare, no?

Non mi farò prendere dall'ansia per Londra. Non entrerò in agitazione per il cambio della carta di credito. Non mi preoccuperò di come si dovranno mitigare le liti, che poi magari nemmeno ci saranno.

Non mi preoccuperò di sapere con chi sta uscendo. E' tornato in voga il brasiliano o è nato qualcosa con l'egiziano? Mi farò i fatti miei. Zitta zitta. Perchè se poi dovessi sapere qualcosa, non sarei più capace di stare zitta.

Non domanderò a Lui se ha rivisto Quellalà dopo il fattaccio. Niente crisi di panico sul futuro. Quel che sarà, andrà bene.

Niente senso di inadeguatezza perchè Lei mi ha detto che sto sbagliando e sto facendo un errore che pagherò quando Lui farà l'ennesima ca**ata.

Non verrò nemmeno presa di striscio dalle aspettative strane e contorte per il ritorno dell' Amica svanita.

Niente pensieri, per una volta starò ferma immobile, con un pasticcino al cioccolato e uno alla fragola.

lunedì 14 novembre 2011

I suoi sensi di colpa


Conversazione avvenuta nel tragitto in macchina da MySweetHome a PaesuncoloCentro. Viaggio molto lungo, perchè trovare parcheggio il sabato è un'impresa titanica.
- Portati un cd per la macchina.
- Cioè posso decidere io il cd?
- Si
- Ma anche un cd mio mio o solo tra i tuoi?
- Quello che vuoi
- Tra tutto il panorama musicale?
- La smetti? Cerca un cd
- Ok, allora prendo il cd nuovo della Pausini. Con i sensi di colpa mi piaci molto di più!
- Che Johnny Rotten mi perdoni


Stiamo bene. So che non durerà a lungo, ma questo stato di grazia mi piace.

domenica 13 novembre 2011

L'eterno ritorno

Ci sono persone destinate a incontrarsi, rincontrarsi e scontrarsi in continuazione.
Forse io e Lui facciamo parte di questo stupido insieme.

Per un periodo ho creduto davvero che potesse essere la persona giusta. Quella con cui stai insieme una vita. Una vita intera. C'ho creduto davvero perchè con Lui i momenti più belli erano quelli solitamente noiosi. Condividevamo una quotidianità divertente e complice...poi sono arrivate le incomprensioni.

Giovedì eccoci, ancora uno davanti all'altra, per caso.
Quell'incontro fortuito è diventata una giornata dapprima di silenzi e frasi di circostanza, poi di due persone che nonostante non siano state capaci di mantenere un rapporto per questione di orgoglio, avevano nostalgia dell'altro.

"Sabato vengo a prenderti, decidi dove vorresti andare"


Paesuncolo ha sempre il suo perchè e il suo "perchè" aumenta con un iPhone e instagram.

martedì 8 novembre 2011

Ehi, Doc!

Insieme da 17 anni, affrontiamo quello che la vita ci riserva con una lacrima e un sorriso.
Insieme abbiamo affrontato le elementari, le medie e le superiori. Seppur lontane ci siamo date pacche sulle spalle per affrontare nuove città e il mondo universitario. Insieme andiamo ancora a trovare la maestra delle elementari.


Insieme abbiamo pattinato sul ghiaccio, sciato, corso, giocato a basket, a pallavolo, fatto anche aerobica in spiaggia.


Insieme giocavamo a uno stupido gioco in scatola di Piccoli Brividi. Insieme ci spaventavamo come matte all'urlo "Charlie".


Insieme abbiamo visto Firenze, Verona, Venezia, Torino, Parigi, Roma.


Insieme siamo state al mare, in montagna e al lago.


Insieme abbiamo passato ore al telefono e ore in macchina davanti a casa dell'altra a parlare di niente, anche se poi era il nostro tutto.


Insieme abbiamo affrontato pillole, consultori, psicologi, visite mediche, paure di star male.


Insieme abbiamo pianto, abbiamo asciugato le lacrime dell'altra e abbiamo trovato una soluzione.


Insieme ci siamo disperate per la scuola, per verifiche, interrogazioni, pagellini, note del professore di musica. Insieme ci siamo preparate per la maturità, sparandoci in vena the solubile.


Insieme siamo andate alla nostra prima manifestazione studentesca e spiegato i nostri grandi ideali a una professoressa troppo ottusa per capire che a 15 anni vivresti solo di idee.


Insieme la prima notte fuori casa a 8 anni. Insieme la prima volta che siamo uscite da sole dopo scuola: la pizza al Fulmine, un giro per il centro e ci sentivamo davvero "grandi" a 12 anni.


Insieme abbiamo recensito Centovetrine.


Insieme abbiamo visto grandi amori trasformarsi in delusioni, rospi trasformarsi in principi e tornare rospi. Insieme abbiamo speso interi intervalli a parlare del ragazzo di turno.
Insieme abbiamo scritto lettere d'amore che sfioravano il patetismo.


Insieme abbiamo criticato il ragazzo dell'altra. Perchè mai nessuno sarà all'altezza della migliore amica.


Insieme in quel barlume di vita in cui credevo che la religione facesse per me. Insieme nel coro della chiesa, insieme la domenica a fare le chierichette.


Insieme ad un improponibile corso pomeridiano di latino durante le medie. Insieme a lezioni di inglese con una madrelingua che ci insegnava canzoni di Avril Lavigne e Jennifer Lopez.


Insieme nella sua soffitta a giocare a fare le maestre. Una lavagna, venti libri messi per terra. Ci bastava riprendere qualcuno per sentirci delle maestre. "Gabriele, devi ascoltare o ti mando fuori dalla porta" (il colpevole era sempre Gabriele).


Insieme ci siamo difese a vicenda da chiunque. Abbiamo litigato, urlato, pianto e ripianto, ma ne è sempre seguito un abbraccio.


Insieme a parlare di cosa ci succedeva a casa. Prima perchè eravamo ancora troppo piccole per capire che quello che succedeva a casa doveva restare a casa e dopo perchè la fiducia nell'altra ci permetteva di raccontarci tutto. Problemi, disagi, nuove presenze e assenze.


Insieme abbiamo riso, ballato, cantato.


Insieme alla scoperta del mondo "dei grandi".
Insieme cantando Lady Oscar.
Insieme a pontificare un futuro ipotetico, dove io avrò tre figli (Emma, Camilla e Leonardo), lei due (Ginevra e Tancredi). Dove lei sarà ambasciatrice, io reporter. Dove lei vivrà a New York, io in qualche paesino sperduto nelle campagne inglesi. Dove lei avrà un marito casalingo, io un manager del nord Europa.


Insieme abbiamo imparato cosa vuol dire la fiducia totale. è l'unica persona, al di fuori della famiglia di cui io mi fidi totalmente e incondizionatamente.




venerdì 21 ottobre 2011

Oggi ho ricevuto una e-mail da mia nonna

Mia nonna non è una di quelle deliziose signore anziane che si vedono al parco sedute su una panchina.
No. No. No.
Lei, se mai dovesse essere seduta su una panchina in un parco inizierebbe a commentare con vena acida e brontolona l'atteggiamento di chiunque passi (da qualcuno devo pur aver preso). Lei è una nonna in prima linea, è una piccola bulla del supermercato, che nessuno osi intrappolare lei e il suo carrello in un ingorgo. In macchina ha l'atteggiamento tipico dei rappresentanti, quelli che in auto loro malgrado ci passano le giornate e odiano quelli che invece hanno la guida da "gitarella". Al volante impreca, eh si, e i suoi massimi rivali sono i ciclisti. Odia i ciclisti di Paesuncolo (che a Milano avrebbero una vita media di 3/4 secondi, prima o poi dovrò fare un post riguardo ai ciclisti di Paesuncolo, che sono una vera razza a sè). Attacca bottone con chiunque e ovunque, per lo più iniziando con frasi che mettono in vistoso imbarazzo le sue nipoti. E' una persona che vive in anticipo, se si deve uscire alle 8 lei alle 7 è già fuori, uscivo dalle elementari alle quattro e mezza, alle quattro vedevo già la macchina parcheggiata. Dice di non sopportare la telefonata che tutte le domeniche mattina le fa sua sorella, ma se tarda o non chiama, inizia a chiedersi il perchè. Se mia nonna è sveglia TUTTI devono essere svegli e se non lo sono ci pensa lei a svegliarli con gesti che hanno poco a che vedere con la grazia di una ballerina.
Ma è anche buona, di compagnia, generosa. Per noi nipoti farebbe di tutto, come sobbarcarsi un inquilino dopo un divorzio. Per anni ha guardato con me Mila e Shiro, Piccoli problemi di cuore e Solletico. Per anni tutti i giorni mi ha portato a scuola, mi è venuta a prendere, mi ha preparato la merenda, cambiato i vestiti e poi portata a pattinaggio, rimaneva lì a bordo pista, se mi fossi fatta male doveva essere lì pronta con disinfettante, mercurio cromo e cerotti.  


E' nata e cresciuta in città, ha studiato fino ai 19 anni, quando studiare era un vero privilegio. La guerra l'ha vista, era solo una ragazzina, ma nella sua mente vive ancora l'immagine di suo padre con la schiena al muro.
Aveva solo ventun anni quando ha incontrato un ragazzo francese con il sogno di diventare pittore. Si è innamorata e dopo un anno con la mia mamma in grembo, si è sposata quel bellissimo ragazzo con la testa piena di sogni. Dopo il matrimonio ha vissuto con i suoi suoceri: una suocera che si è sempre rifiutata di imparare l'italiano e un suocero padre-padrone (così dicono i racconti).


Giovane e inesperta lavorava in una ditta di trasporti: a lei il compito tenere in riga decine di camionisti.
Ha lavorato una vita intera, i sogni libertini di quel ragazzo francese non bastavano a mettere in tavola pranzo e cena per quattro persone e poi l'ha accudito come un bambino, il suo pittore francese, quando si è ammalato. Una stanza in casa attrezzata come una camera d'ospedale. Un letto con pesanti sbarre di ferro, flebo e siringhe. Fino alla fine.
E quando suo malgrado ha smesso di occuparsi di suo marito si è fatta carico dei suoi nipoti. Ne ha cresciuti tre senza chiedere niente a nessuno. Certo, si lamentava e si lamenta ancora oggi, ma non appena le si diceva che ci avrebbero portato da una baby sitter....per carità, i suoi nipoti li avrebbe curati lei e così ha sempre fatto.


Da sempre io me l'abbraccio tutta, la stringo forte, me la stritolo bene, le do mille baci e lei che ripete "sta so de dos" (= alzati). La chiamo tutti i giorni e mi risponde dicendo "te set amò tèè" (= sei ancora tu), ogni volta che le si chiede "come stai?" non inizia elencando acciacchi legati all'età, no, non è da lei, risponde con un sonoro "me sto mei de te!"


Da quando tutti e tre abbiamo finito il liceo, quella casa si è un po' svuotata, ma lei non si è fatta scoraggiare dalla sindrome del nido vuoto: un corso di nuoto, giri al mercato due volte a settimana, spesa al supermercato e da ultimo...


"voglio un computer!"

mercoledì 19 ottobre 2011

Sistema operativo non trovato

Perchè non trovi un sistema operativo che sono certa sia installato? Perchè?
Spento, un piccolo vuuuop e lo schermo è diventato nero e nessun segnale di vita per qualche giorno!
Ti tratto bene, ti porto sempre con me, ti pulisco con Vetril e aria compressa. Non mangio nemmeno cose "sbricciolose" sui tuoi tasti immacolati. Sono restia a lasciarti in mani altrui: di te mi occupo io, eppure ti sei rivoltato.
Cosa non sopporti? Non ti piacciono le serie tv che guardo? Mal sopporti il sito del Corriere e preferiresti Repubblica? Sei stanco dei refresh ogni 20 secondi quando aspetto una mail? Odi la musica che ascolto? O proprio ti fa proprio schifo questo piccolo e innocuo blog?

Uno dopo l'altro tre dischi di beckup hanno cancellato tutta la tua storia, ti hanno urlato "eccolo Windows 7!", ma non temere ho QUASI tutto sul disco esterno e pian pianino ritornerai ai tempi d'oro, ma prima tra qualche giorno sarai costretto ad andare alla "casa madre". Non suona bene, non suona affatto bene. Casa madre non scatena nel mio immaginario una scena bucolica, ha un suono ostile.
Tranquillo, presto tutto tornerà come prima, ti voglio in forma, c'è una tesi da scrivere!

domenica 9 ottobre 2011

Milano è un’ape impaurita vestita di seta stracciata



Settimana a Milano. Settimana di aule studio deserte, settimana di panini al sapore di plastica, settimana in cui si è assaporato l'ultimo caldo, settimana di incontri che si evitavano in modo certosino da mesi, settimana in cui ho imparato a giocare a 007 ("facciamo che finchè non vinco, mi dai la rivincita"), settimana di gite serali a Porta Genova, settimana del "ce l'abbiamo fatta", settimana che ha dato il benvenuto all'autunno, settimana del "era l'unica professoressa simpatica: la strozzerei", settimana di attese in lunghi corridoi della Statale, settimana in cui il Tappetto di 10 anni al mio canticchiare Hanno ucciso l'uomo ragno che passava per la radio dice che non sa chi sia Max Pezzali, ma canta in continuazione i Jonas Brother, settimana del gelato più buono di Milano, settimana pensando a Lei a disperarsi per un amore che si è rivelato un calesse, settimana in cui i telegiornali hanno parlato solo di Amanda&Raffaele e del partito "Forza Gnocca", ennesima settimana in cui la tesi non prende forma, settimana alla riscoperta di una vecchia canzone, settimana in cui mi sono scontrata con i rincari Trenitalia, settimana in cui in mancanza di computer ho guardato la tv, settimana in "casa colorata", settimana con un libro di Severgnini prima di dormire, settimana in cui mi sono ricordata perchè mi piace Milano e odio Paesuncolo, settimana in cui mi sono ricordata perchè amo Paesuncolo dopo sette giorni a Milano, settimana in cui Loro hanno ricominciato i corsi mentre io stavo a guardare, settimana con il timore/speranza di vederlo..
Settimana che si conclude allegramente con un gran raffreddore, mal di testa, gola in fiamme e una voce troppo limitata per i miei exploit canori nel box doccia.



giovedì 6 ottobre 2011

Il primo pessimo pubblicitario

"Ragazzi la pubblicità è un mondo difficile. Pensate che il primo pessimo pubblicitario è stato Dio nella storia di Adamo ed Eva... Non guardatemi così, è vero. Ha proibito di mangiare la mela e quel divieto l'ha resa il frutto più appetibile del mondo. Satana sotto le mentite spoglie di serpente è stato un ottimo pubblicitario. Ha individuato il suo pubblico, ne ha studiati i punti deboli, li ha attaccati e BEEEM! Devo spiegarvi com'è finita?"

(Da una lezione di Teorie e tecniche della comunicazione pubblicitaria)

martedì 27 settembre 2011

Mia avrebbe commentato: "la gente è stranaaaaa"

Il primo anno di università al corso di informatica, c'era un ragazzo che sebbene non rispondesse a nessuno dei miei canoni mi piaceva. Era sempre in terza fila. Tra noi c'erano sguardi languidi, saluti furtivi e nulla di più. Qualche volta in attesa che il corso prima del nostro finisse, c'era qualche scambio di parole.
Aspettavo solo un suo passo.

Aspettando è arrivato S che in men che non si dica mi ha travolto con i suoi modi di fare che non avevano nulla in comune con il ragazzo della terza fila.
S non credo abbia mai conosciuto la timidezza o la paura di ricevere un sonoro NO. Intraprendente, espansivo, amico di tutti, avrebbe attaccato bottone anche con le macchinette se solo quelle gli avessero potuto rispondere. Chiamava le collaboratrici scolastiche (aka le bidelle) per nome. Teneva banco con tutti, il mio esatto opposto.
S mi ha chiesto di uscire sei volte. Solo alla sesta ho risposto di si. I motivi sono comprensibili speravo ancora che dalla terza fila arrivasse qualche proposta indecente e poi S era troppo diverso da me.

Dalla terza fila nessun segno. La costanza di S era ammirevole. Lì è iniziato tutto, ma questa è storia.

Oggi in università ho rivisto il ragazzo delle terza fila. Non l'avevo più rivisto. Eravamo entrambi ad aspettare fuori da un ufficio, così ironia della sorte abbiamo iniziato a parlare, come non eravamo mai riusciti a fare all'epoca.
Dopo aver parlato di corsi, esami, relatori, tesi, magistrale e dopo che ha tentato di rubarmi il libretto se n'è uscito con:
- Il primo anno pensavo che tra noi sarebbe nato qualcosa.
- Se tu ti fossi dato una mossa, non sai quanti casini mi avresti evitato.
Cosa potevo dire se non metterla sul ridere?!
Lui mi ha guardata con un grande punto di domanda. Ha balbettato qualcosa che non ho capito, poi fingendo di dover fare una telefonata si è allontanato e non è più tornato.

Non pensavo l'avrei mai detto, ma nonostante tutto menomale che sono uscita con S.

venerdì 23 settembre 2011

Houston, we have a problem!


Caro satellite UARS,

Stasera distrutto in 26 frammenti arriverai sulla Terra, anzi per circoscrivere meglio la zona tra Piemonte-Lombardia-Veneto. Ti stiamo tutti aspettando con gli occhi dritti al cielo.
UARS, qui abbiamo tanti problemi, ma tanti, prova un po' di compassione per noi e per quanto ti è possibile non far danni. Ora ti prego, quando sarai vicino ad atterrare, cerca un campo, o un fiume o un lago, un posto morbido e sicuro. In questo caso ci faresti un grandissimo piacere, pensa alla mole di speciali televisivi che dovremmo sorbirci se tu atterrassi in centro a Milano. Vespa potrebbe farne un plastico!
Poi caro UARS, non so se lo sai, ma a Milano è una settimana un po' frenetica, non c'è posto per parcheggiare, non ne troverai uno dove atterrare.
Ci sono tanti posti dove potresti arrivare, accomodarti senza troppo clamore. Lo so, tu non sei uno da arrivi in gran clamore, tu vorresti un posto silenzioso e tranquillo dove riposarti.
Qui abbiamo il lago di Garda, di Como, l'Iseo, posti ideali per un arrivo in sordina e se arrivi dalle parti di Paesuncolo troverai tantissimi campi, ma tanti.
Satellite, ora so che sei indaffarato con le tue manovre (che non sono le nostre), quindi non ti disturbo ulteriormente.

Porgo i miei migliori saluti.
E un sincero augurio di un atterraggio sereno e tranquillo.

http://www.youtube.com/watch?v=lTSVOnhLtCs





giovedì 22 settembre 2011

E la rinnovata sensazione di essere un po' soli

C'è chi oggi è tornata laggiù, la rivedrò tra qualche mese.
C'è chi è vicina, ma distante con il cuore e la testa.
C'è chi a volte non capisco, le voglio bene, ma in certi momenti abbiamo idee e stili di vita talmente distanti che non capisco cosa ci tenga così unite.
C'è chi parte per una nuova avventura in Germania.
C'è chi ormai da mesi è sempre più lontana e l'idea di un riavvicinamento è sempre più remota.
C'è chi ormai non ha più i lineamenti del viso impressi a fuoco nella mia mente.

C'è che una stretta allo stomaco mi ha preso quando meno me l'aspettavo, c'è che devo ancora imparare tante cose, c'è che devo iniziare a dire "mi manchi".
C'è che non so cosa ne sarà delle mie decisioni, c'è che sto iniziando a familiarizzare con il caos che regna incontrastato nella mia mente.


C'è che ci sono delle cose che non voglio dire. C'è che a volte l'alternativa mi manca. C'è che quel groppo in gola di sera è più difficile da mandare giù. C'è che piangere in doccia è molto più facile, c'è che dire "va tutto bene" è più comodo. C'è che di qualsiasi colore io dipinga le unghie, non cambia l'umore.

C'è che il nome che compare sul display quando il telefono squilla, non è il nome che vorrei leggere. C'è che parlare del tempo risolve molte situazioni.

C'è che è vero che i sogni prendono forma ogni giorno, ma oggi non è il mio turno.

martedì 20 settembre 2011

Perchè andare a fare la spesa con la mamma?

- Ci sono i Pavesini in offerta, li vuoi?
- Chi io?
- Sto parlando con te!
- Io sono una da pan di stelle e gocciole, non sono una da pavesini
- Eh forse è ora di cambiare!
- Guarda che anche se mangio i Pavesini non ti porto a casa nè Marin nè Magnini!
- Te li compro, si sa mai

E adesso tazza di latte freddo con i pan di stelle...

domenica 18 settembre 2011

Teorema...tutto suo, ma rimane comunque un teorema

- Ma ciao!
- ...sono io
- Lo so
- Già, maledetta tecnologia, toglie l'effetto sorpresa. Non ti ho chiamata per questo, ma per L che ci sta provando con me. Prima in modo velato, complimenti e sguardi poi in modo più sfacciato ed è arrivato il momento dello scambio dei numeri di telefono. La cosa progredisce, ci si sente via messaggi e la sera con i suoi amici passa spesso al bar, se c'è momento di calma tra i tavoli mi fermo un po' con loro. Fin qui tutto bene ed eri già informata sui fatti. Oggi mi ha chiesto di uscire via sms, gli ho risposto di no e lui sai cosa mi ha scritto? "NON CONDIVIDO LA TUA SCELTA, MA LA RISPETTERÒ". Ma io devo avere per forza qualcosa che non va. Gli idioti li becco tutti io? Nessuno gli ha insegnato che un "NO" di una ragazza non vuol dire "NO"? E poi scusa il mio principe azzurro se mai gli dovessi dire "NO" si fa il cul* finchè gli dico "SI". Io non gli ho detto di rispettare la mia scelta, cavolo quel "no" era solo per spronarlo a richiedermelo magari in modo più carino e io, giurin giurello, non avrei fatto come te con S, non avrei rischiato a dirgli cinque volte "no", se me l'avesse richiesto anche tre minuti dopo avrei accettato, caz**. Non lo capisco. Anche perchè a me questo neanche piace, ma che risposta è "non condivido, ma rispetto"? Non mi piace, capisci, però mi fa troppo arrabbiare. Io non lo so. Da qualche parte sbaglierò. Cioè io sono stata con A per quattro anni, in questo tempo i metodi di approccio sono cambiati? Il dire "no" delle ragazze, adesso vuol dire davvero "no"? Ma guarda questo stro***.
- Ma se sei...
- E non dirmi che se non mi piace non dovrei arrabbiarmi, perchè invece mi arrabbio. Se è davvero così preso come dice di essere non deve arrendersi, anche se non mi piace, L non lo sa che non mi piace.
- Si, ma...
- No, fidati che quel "lo rispetterò" vuol dire che non mi chiederà più di uscire e stai certa che io non perderò l'orgoglio chiedendo a uno che non mi piace di uscire. Non ci siamo proprio. Ma com'è che S dopo cinque "no" ti ha chiesto di uscire per la sesta volta? Non me ne capacito. Questo non ha retto un "no", figuriamoci cinque.
- Non è sem...
- No perchè allora ho qualcosa di sbagliato. Essere rimasta quattro anni con A mi ha fatto perdere lo smalto.  Però è anche vero che visto com'è finita tra te e S forse è stato sbagliato sin dall'inizio.
- Graz..
- No, non volevo dire che è stata tutta sbagliata la vostra relazione. No, no. Però c'è qualcosa di L che mi sfugge. Forse è una tecnica, si ho capito. E' una tecnica. Lui sa che a me non piace e allora per aumentare il suo fascino fa il prezioso, sebbene inizialmente abbia fatto io la preziosa. Ecco, ho capito. Lui pensa che facendo così io adesso mi arrovello la mente per capirlo e lui in tutto questo processo assume fascino. Illuso! Secondo lui io adesso perdo tempo a pensare alle sue turbe psichiche? Con tutti i casini che ho?! Ecco vedi, adesso ho capito. Parlare con te mi è sempre di aiuto. Come farò se vai via? C'è Skype, c'est vrai. Allora ti lascio alle tue faccende. Ci sentiamo domani. Un abbraccio
- Ciao
- Tu tu tu tu tu tu

Ho già detto troppo in questa conversazione per poter aggiungere altro. Resta però la soddisfazione nel sentire che i miei disastri sentimentali siano usati dalle mie migliori amiche come esempi negativi. Eh va beh!

sabato 17 settembre 2011

Urge schemino ad albero

Oggi avrei bisogno di uno di quei fantastici schemini ad albero che adoro.
Perchè per parlare con Lei bisogna essere pronti. Io lo so benissimo che se le parlo del futuro poi sparisce, lo so, la conosco, ultimamente andiamo d'accordo, non voglio rovinare tutto, ma è anche vero che se tutti hanno paura Lei finirà con il buttare un altro anno.
Quelli che in questa famiglia sono "i grandi" non le dicono niente, hanno paura della reazione, metterle fretta sarebbe sbagliato, pressarla potrebbe essere controproducente, non hanno capito che questo aspettare le fa solo male. A 20 anni non si può buttare via il tempo, a 20 anni devi costruirti delle basi per il futuro.

Un anno fa avevo detto che la situazione per me andava presa diversamente, ma "sei piccola cosa ne vuoi sapere come si affrontano queste situazioni?" però poi una volta a settimana venivo messa sotto torchio "cosa ti ha detto? reagisce? ti racconta qualcosa?" per quello ero grande abbastanza, ma solo per quello.
Era il momento di mettere paletti e regole e non l'hanno fatto. Era il momento di farla parlare con qualcuno, non l'hanno fatto. Era il momento di ascoltarla senza piangere o giudicare e non l'hanno fatto. Adesso il risultato del loro fantastico piano è che sono due adulti in ostaggio, hanno paura di qualsiasi reazione.

Io provando a parlare con Lei ho ottenuto che non mi ha rivolto parola dal 6 febbraio al 14 maggio. Niente di niente. Quindi chi me lo fa fare di provare a parlarci un'altra volta?

Io non ho nessuna autorità per dirle di fare qualcosa, nessuna e Lei lo sottolineerebbe dopo 2 secondi, ma io non voglio nemmeno esserlo, vorrei solo che mi parlasse.
Io non ci guadagno niente. Spronarla a fare qualcosa, non è per tornaconto personale, spero lo capisca che è per Lei, per il suo futuro. Perchè sia Lei a decidere cosa le piace fare, vorrei solo aiutarla. SOLO aiutarla.

Dovrò raccogliere le idee, pregare le mie divinità pagane, sperare che non reagisca troppo male e che vada tutto bene. Sperèm!

venerdì 16 settembre 2011

Bonjour...




Poi capita che in giro per una città dove l'apparenza è tutto, ci si scontri con decine e decine di queste fotocopie appese su muri, vetrine e semafori.

"Buongiorno 
(io) ho perso la mia anima lungo la (mia)strada, se (voi) avete un' idea per ritrovarla o mettermi sulle sue tracce, scrivetemi"

giovedì 15 settembre 2011

La ruota gira anche per Carrie

Sempre al centro dell' attenzione. Ogni uscita pubblica era Lei che tutti guardavano, fotografavano e ammiravano. Lei nella sua magrezza, lei nei suoi abiti firmati, lei e quei sorrisi contati.
Ha sempre fatto scomparire chiunque avesse vicino, in ogni occasione ha sempre catalizzato l'attenzione, ma cara Sarah Jessica Parker la ruota in quella prèmiere ha cambiato il suo giro.

Mentre "Mad Men" se la ride fasciata in un abitino rosso, Carrie ha una smorfia di disgusto.

Vorrei avere il dono della telepatia, però sono abbastanza certa che l'amata SJP stesse pensando:
"Caz** vuole questa tettona? Non lo sa che qui la star sono io?"

lunedì 12 settembre 2011

E tu dov'eri?

La domanda sovrana di questa domenica è stata "ti ricordi dov'eri l' 11 settembre?"
Io mi ricordo dov'ero. Certo che me lo ricordo. Avevo 12 anni, me lo ricordo bene, ma sapevo cosa fosse Al Queida? no. Sapevo chi fosse Bin Laden? no. Non ne avevo idea.

In quei giorni ricominciavo la scuola. Mi ricordo il minuto di silenzio durante l'ora di matematica e la professoressa di storia che giocava al rimbalzo con quella di italiano per decidere chi delle due dovesse perdere ore preziose e farsi carico di spiegarci cosa fosse successo. Risolvettero facendoci leggere in classe "Il Corriere della Sera". Mi ricordo la discussione tra dirigente scolastico - professori - rappresentanti dei genitori sull'annosa questione se fosse giusto riproporre le immagini in aula e se convenisse o no riunirci in palestra per vedere i funerali. Queste cose me le ricordo tutte, ma non mi ricordo nessuno che ci abbia spiegato davvero cosa stesse accadendo nel mondo. Io e i miei 12 anni sapevamo che due aerei si erano scontrati contro due grattacieli in quel posto lontano che era New York. Poi no, capisco dai telegiornali che era un attentato, che gli aerei sono stati dirottati. Ma da chi? Chi potrebbe mai volere una cosa simile?
I giorni successivi, le immagini dei telegiornali erano agghiaccianti uno dei video più frequenti inquadrava delle persone che dagli ultimi piani delle torri cercavano la fuga gettandosi nel vuoto. Quelle immagini me le ricordo, eccome. Quel giorno me lo ricordo, mi ricordo anche i giorni successivi, mi ricordo la sensazione di impotenza, lo stomaco che si aggroviglia guardando filmati di telecamere fisse, le lacrime mentre va in onda la registrazione della telefonata di una passeggera del primo volo dirottato. Cercare, tentare di dare un significato, capire che New York non è poi così lontana.


Posso dire di ricordarmi dov'ero nei momenti in cui dai telegiornali si apprendeva la notizia della morte di civili iracheni? NO, eppure pensare che sono morte più di 63.000 persone che, forse, con quella guerra non avrebbero voluto aver niente a che fare.

martedì 6 settembre 2011

Cercasi!

è il momento.
Apro ufficialmente i casting per i Santi a cui votarmi in vista dell'esame di domani.
Astenersi perditempo e santi che sul curriculum non abbiano almeno 5 miracoli all'attivo.
Preferibilmente, il santo in questione dovrebbe aver seguito con particolare attenzione il periodo storico dalla prima guerra mondiale a oggi.
La prestanza fisica non sarà termine di giudizio.

Telefonare ore pasti, ma anche no. Quando volete.

R.S.V.P.

lunedì 5 settembre 2011

Ohana

Notavo che fin ora ho scritto più spesso delle mie amiche che della mia famiglia.
Anch'io ho una famiglia,si, quel pacchetto di persone già confezionato che trovi quando vieni al mondo. Quelle persone che non puoi cambiare.
Siamo una famiglia che con quella del Mulino Bianco ci ha fatto a botte, ma sul serio.
Siamo esagerati, forse sbagliati, a volte troppi, a volte pochi.
Non siamo tutti legati da vincoli di DNA, ma è lo stesso perchè qui crediamo che non sia il sangue a dettare l'amore incondizionato.
Ci andiamo bene così. Una famiglia che ha permesso a tutti di provare e anche di sbagliare. Non ci vedrete mai piangere tutti insieme. Noi lo facciamo per i fatti nostri. Non ci vedrete mai parlare dei nostri problemi. Però ci vedrete spesso insieme a cantare, a fare la spesa e per il compleanno di ognuno.
Abbiamo il nostro equilibrio e balliamo scomposti su questo nostro filo di lana.


Ho una mamma,un papà, un fratello, una nonna, una Gina...
Una Gina è...non so una Gina è un misto. Una Gina è una cugina che si comporta da sorella e sa fare l'amica. Ho reso l'idea?

Da quando sono nata, solo 22 anni fa, il mio personale pacchetto è aumentato, si è incrementato il numero di presenze,anche se uno dei miei pezzi forti invece non c'è più.

La mia Piccola J, la mia minuta Giaina, quella che soffoco di domande,  quella che in modo duro mi ha fatto capire cosa sono i sensi di colpa, quella che non parla, quella che mordo, quella che un po' se ne approfitta, quella che ha un neo blu, quella che ne ha passate troppe, quella che non ha ancora trovato la sua strada, quella che cambia umore in modo repentino, quella che della tattica del silenzio ne ha fatta una ragione di vita, quella che ha pazienza, quella che mi aiuta, quella che sa il bene che le voglio, quella che porta giù la pattumiera, quella con cui ho passato tanto di quel tempo, quella che sa come prendermi, quella che da piccola ho investito in bicicletta (involontariamente, spero), quella che se è presa male è meglio cambiare stanza, quella che bisogna svegliarla pian pianino, quella che vorrei tenere sempre con me così sono sicura che non le succeda niente,quella che non sa che potrebbe fare di tutto nella sua vita, quella che mi asseconda, quella che non sbaglia mai i miei regali, quella che è cresciuta con me, quella che è capace di stupire, quella che si sottovaluta, quella che odia Ibiza, quella che mangiamangiamangia e mette tutto in tette, quella che si arrabbia perchè tutti i vestiti le stanno larghi, quella che ci ride su, quella che canta Katy Perry con me, quella che mi batte al karaoke, quella che adora le matite che le regalo da ogni viaggio, quella che sa più di quanto dica, quella che dormirebbe sempre, quella che vorrebbe andare quilìlà, quella che ha subito troppo da chi doveva solo amarla, quella che terrà i miei figli un giorno a settimana, quella che da piccola chiamavo "aGua", quella che parla per me, quella che è sempre un valido sostegno, quella con cui sono iperprotettiva, quella che a volte si allontana, quella anzi l'unica con cui l'orgoglio l'ho messo da parte da quando è nata, quella che ha portato la scimmia, quella che vorrei mi vedesse sempre forte, quella con tanti capelli, quella che ormai è più alta di me, quella con cui un giorno andrò a vivere insieme, quella che per me è sempre piccola, quella che mi da della taccagna, quella che non capisce l'utilità delle cannucce in macchina, quella che è irrazionale contro la mia razionalità compulsiva, quella ottimista contro il mio realismo, quella del "ma si dai andiamo e vediamo" contro la mia vita programmata al minuto, quella che deve ancora imparare ad essere forte, quella che c'è e non c'è, quella che mi ha portato a un concerto a Verona dopo essere uscita dalla terza prova di maturità, quella che odiava quella cantante, ma ha cantato e ballato con me.

venerdì 2 settembre 2011

Hasta la vista, Batista (ocio al Tiburon)!


Io ho un serio problema: non capisco le parole nelle canzoni. Non capisco certe espressioni. Non è un problema rivolto esclusivamente a chi “reppa” in slang americano, io mi perdo anche nelle sillabazioni di Giusy Ferreri, negli ostinati tentativi di Tiziano Ferro in “sere nere”, nella parlantina di Jovanotti e diciamo che Don Raffaè è stata un'impresa eroica.
Annoverata negli annali c'è un "eripio di sciammaggio".

Ma oggi al suon di “Tiburon Tiburon, hasta la vista Batista” c'è stata la mia rivincita!


http://www.youtube.com/watch?v=Uy64XRQI_TY

giovedì 1 settembre 2011

Aria tersa di settembre


Quanto verde tutto intorno e ancor piú in là, sembra quasi un mare l'erba e leggero il mio pensiero vola e va, ho quasi paura che si perda.

lunedì 29 agosto 2011

Una telefonata come tante

She: Come va?
Me: Benissimo. Tu?

She: ...
Me: Che c'è?
She: Tu non usi mai i superlativi. Va così male?
Me: Caz**

Come attrice faccio schifo, ma questo lo so da tempo. Lo so da quando a soli 5 anni mi sono rotta il braccio destro saltando sul letto nonostante rimproveri su rimproveri.
Caddi dal letto, tre fratture, ma non una lacrima. Mi misi nel mio lettino a soffrire in silenzio.
Mio fratello, quattro anni in più di me, andò subito dalla mamma: "credo sia morta" (questa non l'ho mai capita, non poteva andare dalla genitrice raccontando l'avvenuto? Doveva necessariamente colorire il tutto con la sua speranza di tornare figlio unico?).
- Ti fa male?
- NO!
Nonostante l'ora tarda e il mio diniego andammo subito al pronto soccorso.
L'immagine del braccio gonfio e livido non l'ho in mente, ma ricordo benissimo la sala gessi e il suo odore.
Il medico mentre mi tirava il braccio con prese degne di karate kid, mi ha detto "so che ti fa male, puoi piangere" e da quel momento più nessuno è riuscito a farmi smettere.



Appurato che mento malissimo ho affinato una nuova tecnica: non dire.
Ammetto che si potrebbero riscontrare parecchie difficoltà con questa tecnica, ma una persona dovrà pur escogitare un modo per vivere senza doversi continuamente sentire in terapia.

Quindi da oggi poi si cambia. Quando She chiamerà la conversazione si svolgerà più o meno così.
- Come va?
- Tu?

Detto ciò devo ora togliere la voce "attrice" dalla lista dei miei papabili lavori futuri.
Attrice,biologa marina alle Hawaii, chirurgo, principessa, presidente degli USA, astronauta, paracadutista, alpina, pasticcera, groupie, wedding planner (solo ed esclusivamente in compagnia di Enzo Miccio), presidente di una qualsiasi griffe di lusso, rock star, operaia in catena di montaggio in una fabbrica Haribo, truccatrice dei Kiss, agente sotto copertura della CIA, first lady, guardiana della barriera corallina
, discografica, moglie di un qualsiasi magnate americano, giornalista che di lavoro va a vedere i film gratis e li stronca. (lista in continua evoluzione).

lunedì 22 agosto 2011

Il coraggio di essere un ornitorinco



" Ho la bocca da papera, un corpo da lontra, una coda da castoro, sono un mammifero, ma depongo le uova, vivo nell'acqua, ma bagnato sono davvero bruttarello, il mio nome vuol dire muso d'uccello,ho una folta pelliccia, ma i miei piedi sono palmati.
Sembro buffo, tenero e carino, ma sono velenoso. Ho un veleno nelle zampe chepuò uccidere, si uccidere.
Mi prenderete ancora in giro?"


Credo che nel remoto e ipotetico caso in cui io debba mai scrivere un libro lo intitolerei proprio come questo post.
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...