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domenica 28 settembre 2014

Ansia

Io da che ho memoria soffro di continue e inutili ansie.
Mi ricordo fin da piccola il cuore che accelerava il suo battito ogni volta che in macchina arrivavamo a svoltare l'ultimo angolo prima di arrivare alla pista di allenamento. Non c'era un vero motivo, ma sentivo il cuore in gola e già pensavo alla prima frase da dire, così l'avrei detta bene e non veloce come al mio solito, rischiando di inciampare su qualche d o saltando qualche parola. Mentre la nonna era al volante io preparavo la mia frase, la ripetevo nella testa e lì, nella mia zucca veniva benissimo. La ripetevo nuovamente quando scesa dalla macchina aprivo il bagagliaio per prendere la borsa e poi con il cuore che continuava costantemente ad aumentare il suo ritmo, dicevo il mio ciao, ma qualcosa non andava mai come previsto.

Io soffro di ansia quotidianamente.
Non so mai quale sarà quel dettaglio che farà iniziare le gambe a sentirsi deboli, lo stomaco che si stringe quasi a spremersi, le voci che iniziano a mescolarsi, la tachicardia, i dolori al petto e poi la pressione in caduta libera. Il respiro che si fa corto, la sensazione di avere una cintura intorno al petto che si stringe sempre di più.

Il problema è che le cose più semplici a volte diventano ostacoli insormontabili.

Mi sveglio la mattina con i denti serrati, li stringo come se non volessi mollare quella preda che è l'ansia, me la tengo lì e spesso passano più di dieci minuti prima che mi accorga di mollare la presa sui denti. Idem con le spalle e tutti i muscoli, sempre molto rigida, abituata a tenere tutti i muscoli in tensione, dimenticandomi di scioglierli anche a letto.

Non importa che io abbia una routine, c'è sempre qualcosa che mi provoca ansia.

Non sono mai tranquilla, c'è sempre qualcosa: il lavoro che non mi piace, la paura di non trovarne un altro, l'ansia dell'università, il timore di essere un enorme fardello sulle spalle dei miei genitori, la sensazione di essere costantemente giudicata dal mondo, 
L'angoscia è perenne, costante, così in ufficio come a casa, là a mangiarmi lo stomaco.
Tutto è fonte di ansie, basta davvero poco e inizio ad agitarmi, a prevedere gli scenari più apocalittici.

Spesso mi nego le cose. Mater pensa che io lo faccia per pigrizia, spesso invece è perchè mi agita tutto. Mi agita andare in un posto nuovo, conoscere persone nuove.
Ed è sempre così: inizierò a parlar veloce, mangiarmi le parole per poi sfociare in quel senso di inadeguatezza che fa da anticamera al fiato corto e  al peso sul petto.

I cinque anni di liceo sono stati insopportabili, entravo e quello scalone di marmo bianco mi gelava il sangue. Non ricordo una singola mattina, anche se c'era l'assemblea d'istituto, in cui non sentissi premere un peso sul petto che mi schiacciava fino a farmi star male, sentivo lo stomaco irrigidirsi e maledire la colazione trangugiata di tutta fretta.

Data la maturità sembrava essersi un po' placata, per tornare facendosi largo a spallate adesso. Adesso no, non è il momento.
Ogni giorno sta diventando una guerra con me stessa e questa guerra si porta dietro stanchezza e incapacità di concentrazione.

Non riesco a concentrarmi su nulla, nemmeno su cose che prima per me erano semplici. Non ho mai faticato a concentrarmi su un libro, adesso trovo difficile anche solo concentrarmi su un film.
Vorrei solo che quello che leggo mi rimanga in testa, che stia lì e non se ne vada per altri lidi.
Adesso non sono più capace di studiare, sono subito preda dell'ansia che si materializza con un groppo allo stomaco che accorcia il respiro.

Non è una cosa di cui parlo con gli altri, nemmeno con Mater. Non mi piace far sapere di non avere il totale controllo sul mio corpo. Non voglio dirlo, non voglio che nessuno pensi che ho qualcosa che non va a livello di testa. Perchè sta tutto lì, no?
È lì che devo far calmare le cose, è lì che ci sono i problemi.

Domani devo andare a spiattellare la mia vita ad uno sconosciuto.
Devo andare a dirgli che non funziono più, che non so dove trovare l'entusiasmo per finire l'università, che odio quel lavoro, perchè sento che mi spegne ogni giorno, che detesto l'idea che le persone possano pensare che non valgo niente.

sabato 20 settembre 2014

Correre

Oggi l'inferno. Credo di aver provato una delle sensazioni fisiche peggiori.
L'anticamera dell'infarto. Gambe molli, vista appannata, non sentivo più le braccia, ho anche pensato forse si sono staccate e sono scivolate lungo il corpo, i polmoni sapevo di averli, ma ne ho avuto la prova quando credevo che da lì a poco li avrei sputati fuori. Sudavo, fronte madida.

Ho pensato "e quando mi rimetto in sesto?"
Malissimo. Fin il cervello era sottosopra.
No, per carità, se lo rifaccio muoio.
La gola, mi fa male anche la gola, credo di aver respirato tutta l'aria della pianura padana.

Come faccio la rampa di scale per arrivare in casa?

mercoledì 17 settembre 2014

What Italy is

Rifugio Gardetta - Val Maira









domenica 14 settembre 2014

Settembre

A me settembre è sempre piaciuto.


Per quanto io abbia sempre amato le vacanze estive, settembre ha sempre rappresentato un ritorno.
Una parentesi che si chiude, la fine di una pausa, riprendere a respirare normalmente dopo una vasca in apnea, che per quanto possa essere esaltante, eroico, soddisfacente essere sott'acqua è sempre bello tornare a respirare a pieni polmoni.

E diciamocelo settembre è anche il mese in cui le aspettative si riducono, riponiamo sempre tante speranze in giugno-luglio-agosto per rimanere per lo più a bocca asciutta.

L'estate è dove tutto è lecito, le responsabilità vengono scansate, il procrastinare è ammissibile, sgarrare le linee guida è quasi un dovere.

"ma si, è estate", l'estate è quell'angolo nell'anno dove tutto è un po' giustificabile.
"era solo una scappatella estiva", perchè se è d'estate si perdona, ma d'inverno? jamais!

Settembre eccolo. Settembre e posso iniziare a mettere i pantaloni scuri senza sensi di colpa. Settembre e forse la gente smetterà di dirmi "oh come sei bianchina in faccia".

Settembre è arrivato ora devo solo capire che scarpe mettere.

My mountain

venerdì 12 settembre 2014

Le bozze

Non ho idea di quanti post fermi io abbia tra le bozze, anzi un'idea ce l'ho 136.
Centotrentasei.

Qualcuno è lì perchè mi sono accorta che era troppo mio per schiacciare "pubblica"
Qualcuno è stato scritto sulla scia della rabbia, della delusione.
Qualcuno si è arenato dopo poche righe perchè certe cose faccio fatica a tirarle fuori, dare un senso sintattico è impossibile.
Qualcuno me lo sono dimenticata e poi passato il santo, passata la festa.
Qualcuno è orribile
Qualcuno andrebbe solo sistemato, ma che noia controllare le cose vecchie.

Adesso qualcuno verrà sistemato, qualcuno verrà tagliato, qualcuno richiederà autocoscienza, qualcuno coraggio, qualcuno un po' di conoscenza base dell'italiano e cercherò di tirarli fuori da quel lontano cassetto ammuffito "bozze".

venerdì 22 agosto 2014

Quanto facciamo schifo

Per trovare lo schifo non bisogna necessariamente andare a cercare l'esecuzione di un giornalista statunitense, basta guardarsi intorno, basta leggere i quotidiani.

Vicino a Paesuncolo c'è stato un grave incidente stradale. Su un'auto un padre e i suoi due figli. Sull'altra un ragazzo di 19 anni.

Questi i titoli:


 
Già, famiglia distrutta. Perchè invece immagino che la famiglia del ragazzo sia felice e gioiosa.
Quella famiglia non solo è distrutta, ma non potrà nemmeno urlare tutto il suo dolore per la morte di un ragazzo di 19 anni.
La madre ora non solo deve sopravvivere al figlio, ma deve far fronte alle accuse della gente, sentirsi dire che che la causa dell'incidente probabilmente è sua, che un bambino di 10 anni e una di 5 sono morti per colpa di suo figlio.

Ma la vera colpa di quel ragazzo di 19 anni è di essere romeno, qui è una colpa.

Di questo ragazzo non si sa ancora nulla, davvero nulla, ma le frasi più brutte sono già iniziate.
Il razzismo più bieco è già alle porte e il peggiore è quello che inizia con "non per essere razzista, ma..."
e io ho imparato che quello che in una frase sta prima del ma, non conta nulla.
I giornali locali dovrebbero imparare che loro sono responsabili, hanno un forte impatto su tutta la cittadinanza, chi ha studiato e chi no, chi è giovane e chi no.
Forgiano quella che è l'opinione pubblica di una piccola cittadina di provincia, sono carnefici, sono fomentatori di odio razziale, sono istigatori, sono un danno per la società.

Viviamo in provincia, viviamo dove si ha paura dell'ignoto.
Viviamo dove un ragazzo che è nato qui, ha studiato qui, è cresciuto qui, parla il dialetto meglio di un autoctono, resterà sempre "un ragazzo romeno".
Se non fosse stato romeno ci si sarebbe chiesti se l'auto su cui viaggiava era rubata? (dopo qualche ora si è appurato che l'auto non era rubata, ma apparteneva al compagno della madre)
Se non fosse stato romeno i giornali avrebbero sentenziato immediatamente che la colpa è sua?
Se non fosse stato romeno ci si sarebbe dimenticati di scrivere nel titolo a caratteri cubitali che nell'impatto è morto anche lui?

Le famiglie distrutte sono due, hanno perso la vita 3 persone che dovevano ancora diventare adulti, che ancora dovevano lasciare la loro impronta nel mondo. Si devono piangere tre persone. Tre sfortunati che hanno avuto la sfortuna di essere nel posto sbagliato, nel momento sbagliato.

Ci riteniamo molto superiori a quei terroristi che hanno sistemato costumi, luci e microfoni per mandare in onda un'esecuzione, ma siamo davvero così superiori?

Qui non ci sono volutamente riferimenti a quello che ha detto l'assessore regionale Beccalossi, una persona che attraverso il suo lavoro dovrebbe rappresentare tutti i cittadini lombardi.Ottimo lavoro, continui così e l'odio per il diverso arriverà a farsi sempre più pericoloso.

lunedì 18 agosto 2014

Made in China

V è bionda, alta, magra e molto bella.
V è anche molto estroversa, attacca bottone con chiunque e piace a tutti.
V quando ride, fa ridere chi ha intorno, è impossibile vederla ridere e restare impassibili.
V ha un marcato accento veneto, V vive da 6 anni a Londra.
V quando parla mescola suoni inglesi e suoni veneti, con risultati esilaranti.
V è leale, pazza e trascinatrice.
V ha voglia di fare e provare tantissime cose nella vita, tranne la domenica mattina.
V si butta nelle situazioni, non credo conosca il timore. Si tuffa di pancia nelle cose e più sono strane, più l'attirano.
V ha una sete continua di confrontarsi con altre culture.
V parte. Un anno. Estremo Oriente.
Non le fa paura niente. Sa che se la caverà.

- Nemmeno adesso che si avvicina la partenza hai un po' paura?
- Ma di cosa?
- Di quello che ti aspetta
- No, sono emozionatissima invece. Non vedo l'ora di atterrare. Pensa, magari divento buddista.

domenica 20 luglio 2014

Dear you

" Cercavo una scusa per scriverti. Una scusa credibile. Non ne ho trovate. 
Potrei partire da un "come va?" o "dove vai in vacanza?", ma mi risponderesti con un monosillabo, ti trincereresti come al solito dietro a frasi spezzate e vuote. 
E invece vorrei scriverti che io aspetto che tu ti faccia vivo, sono qui che ti aspetto, aspetto di incontrarti per strada e nonostante le probabilità siano altissime, no. 
So che tu non ti farai vivo e io sono stanca di delegare a te la mia felicità o perlomeno la probabilità di essere felice. Non voglio vegetare in questa tristezza perchè è quel tipo di tristezza che può sistemare solo chi manca e qui manchi tu. 
Ho bisogno di te nella mia vita e tu non ci sei. 
Insieme ti prometto che ce la faremo, supereremo differenze e stili di vita. Sarà facile tra noi.
Ti prometto che non ti pentirai di amarmi. 
Ho solo bisogno di te, stringimi e sarà per sempre. 
Forse l'amore che provo ti ha idealizzato troppo, ma nella mia testa sei perfetto, esattamente così e sei quello a cui prometterei l'eternità. 
E invece ti scriverò solo "come va?", tu forse nemmeno mi risponderai, perchè sei così e all'evidenza che io sia completamente innamorata di te, continuerai a non credere.

lunedì 30 giugno 2014

è solo lui

Perchè c'è lui che è carino con me. Mi aspetta prima di entrare al lavoro, dice "così facciamo le scale insieme".
E' l'unico che effettivamente legge la rassegna stampa mattutina e mi dice la sua su ogni articolo che ho pubblicato.
Mi lascia parlare per ore senza interrompermi mai, mi fa domande, si interessa a tutto quello che faccio, ho fatto, farò.
Passa casualmente davanti alla porta quando io spengo il computer e mi eclisso, quando usciamo insieme mi dice "scegli tu il posto, perchè mi sa che frequentiamo locali diversi" e poi finge di essere a suo agio tra i fighetti di provincia.
Non mi scolla lo sguardo da dosso, si ricorda come ero vestita in determinate occasioni.
Appena mi dimentico qualcosa, tutto ricompare contornato da un "ti eri dimenticata...".
Mi invita ad uscire tutti i giorni. "così stiamo insieme senza perder tempo".
Vive alla forsennata ricerca di momenti imbarazzanti, di frasi spezzate, di sguardi eloquenti.

Tutto parrebbe bellissimo se non che ogni volta che mi scrive su What's App dopo che io mi sono prodigata in salti ed evoluzioni meritevoli di premi iridati c'è sempre un cenno di delusione "ah, è solo lui".

Perchè mai che sia la persona che vorremmo. Quella mai, quella scrive a chi forse penserà a sua volta "è solo lui" e per me quel preciso "è solo lui" sarebbe tutto.

Peace, love and ASPETTIAMO

mercoledì 28 maggio 2014

Elezioni

Sono già tre volte che mi chiamano per i seggi elettorali.
A me piace. Di tanto in tanto quando Mentana ipotizza cadute del governo penso "così si va a votare", idem dopo le tangenti per l'expo "Maroni se ne va e io vado a votare".

Fa sentire importanti, niente di più bello quando mi sigillo in cabina elettorale o quando inserisco la scheda nell'urna.

Ma veniamo al lavoro di scrutatore, anche quello mi piace tantissimo. Scrivere, contare e firmare. Dire "buongiorno" una volta al minuto. Ripetere costantemente "la scheda blu è per le amministrative e quella grigia per le europee, si ricordi di non sovrapporle mentre traccia il segno". Che poi invece di obbligarci a dirlo circa 763 volte (grandi affluenze in piccoli paese) non sarebbe più semplice utilizzare una carta che non renda possibile il trasferimento di colore?

Ma la riflessione fondamentale e principale è una e non era questa.
Noi scrutatori per lo più eravamo in jeans e maglietta, felpa che andava e veniva lungo le interminabili 19 ore e mezza passate là, invece la gente che si susseguiva era un pot-pourri di figaggine.
Tutti tirati a lucido.
Le signore sfoggiavano perle, camicette bianche di seta, pettinature invidiabili. Uomini in camicia. Ragazze truccate e sistemate nemmeno fossero il sabato sera al Met Gala.

La gente per lo più veniva a votare per incontrare qualcuno, per fare due chiacchiere, per aggiornarsi su vivi, morti, divorzi, separazioni, figli, corna e quando vai ad aggiornarti, se non vuoi che poi parlino male di te, ci vai infighettata fino alla punta dei piedi e tenti di tirarti dietro l'intero nucleo familiare così da poter apparire la più felice delle famiglie.

Questo strano fenomeno sociologico che è il giorno delle elezioni, in un piccolo piccolo borgo mi lascia ogni volta tra lo stupore, lo sconcerto, l'ammirazione e la diffidenza.

E tutte le volte che mi hanno detto "ciao! La mamma tutto bene? Salutami a casa" io non avevo idea di chi fosse la persona, ma con un sorriso Durbans, sfoggiavo un convincete "bene, bene".

mercoledì 14 maggio 2014

25 anni

25 anni e non ho mai saputo fare la ruota
25 anni e non so andare in bici senza mani
25 anni e emotivamente una tredicenne
25 anni e ho da poco imparato a deglutire le pastiglie
25 anni e un odio profondo per chi mi dice "pensavo ne avessi 18"

25 anni e non riuscire mai a digitare "sinonimo" correttamente al primo tentativo
25 anni e ancora incapace di mangiare l'insalata
25 anni e due piedi storti e sghembi
25 anni senza aver mai visto Harry Potter o il signore degli anelli o Star Wars
25 anni e canto UfoRobot senza averne mai visto una puntata

25 anni e non so nessuna canzone a memoria dall'inizio alla fine. Nessuna.
25 anni e ancora basta non dirmi gli ingredienti per farmi mangiare
25 anni e mai fumato una sigaretta, forse nemmeno sarei capace
25 anni e ancora una nebulosa nella testa su quello che voglio
25 anni e ancora miliardi di esperienze da provare

25 anni e ho letto molti meno libri di quelli che avrei potuto
25 anni e svariati titoli iridati in scelte sbagliate
25 anni e un'arte nell'espressione del "che schifo"
25 anni scanditi dalla scuola
25 anni e confondere sempre tra loro i nomi Guido e Diego

25 anni di dipendenza dalla teina
25 anni e tante cicatrici sulle ginocchia
25 anni e sul muro di casa le tacche della mia altezza segnate sulle mattonelle in cucina
25 anni a vivere di latte e grana
25 anni e auguri piccola rompiscatole

giovedì 1 maggio 2014

Questa è la storia di un phon





Un phon pure bruttino, parecchio rammendato, acusticamente ingombrante.

Quando ero una nanetta che vagava per casa con una scodella di capelli castani, in bagno avevamo un phon a parete, apposta per nanetti. Bianco, visivamente gradevole, di quelli che non deve esserci mamma lì, ma da vera bambina indipendente ci si poteva asciugare i capelli da sola.

Però c'era anche lui. Il phon grigio, quello "dei grandi", che poi "i grandi" era mamma. Quello con la spina, quello che si doveva tenere lontano dall'acqua, quello che se troppo vicino ai capelli se li mangiava e ne usciva un odorino di bruciato. Ma quel phon grigio era lì e io che da quando sono venuta al mondo voglio sempre qualcosa in più di quello che ho, non vedevo l'ora arrivasse il momento in cui avrei potuto usare anch'io non più il phon da bambina, ma il phon grigio.
Poi nonostante i presupposti non fossero dei migliori, sono cresciuta anch'io e ho iniziato ad usare il phon grigio. Grandi traguardi per basse persone.

Con il tempo il phon grigio è stata una di quelle cose scontate, appena dopo l'accappatoio, come un automatismo c'è lui e nemmeno sapevo di volergli bene.

Ora che Fratello ha lasciato la sua camera per altri lidi, Mater se n'è uscita con "diamogli il phon grigio vecchio, così noi ne prendiamo uno nuovo per noi".

Eresia! No! Mai! Quel phon non si muove da quel cassetto se non quando non esalerà più alcun soffio caldo.
Non lo voglio un phon nuovo, voglio quello.

Si, il phon grigio è ancora qui, con lo sconcerto materno, che ha ottenuto l'ennesima riprova di avere una progenie che rasenta i disturbi comportamentali.

Questa era la storia del phon o meglio, la storia di come io si attaccata a certe cose.
Perchè questo post si sarebbe potuto benissimo chiamare "questa è la storia dello scolapasta bianco".

lunedì 28 aprile 2014

Cosa vuoi che sia? Stai serena!

In una tiepida mattina di primavera in uno dei numerosi uffici dell'amministrazione comunale di una piccola cittadina giunse una mail capace di mietere il terrore.
"Ragazzi il primo incontro con la sociologa e la psicologa sarà il 29 dalle 8.30 alle 17. Una raccomandazione: vestitevi comodi!!! "
- Tu sai di cosa si tratta?
- Ho chiesto, mi hanno detto che è un corso che insegna a esprimere l'emotività, a fidarsi degli altri e altre cose così.

- Scusate miei grandissimi capi, voi avete idea di cosa devo andare a fare il 29?
- Non preoccuparti. Se paghiamo sociologi e psicologi da qualche parte lo si deve motivare, così vi fanno questi corsi di "emotività".
- Corsi di emotività? Siete certi che voi dall'alto delle vostre cariche non possiate esentarmi da questo supplizio?
- No, no, no. Tutti voi giovinastri lo dovete fare.

- Mater? Ti prego salvami, anzi accompagnami. Mater no, io questa cosa degli psicologi, sociologi. Vado in ansia, non mi sistemano la testa, me la incasinano ulteriormente.
- Ma cosa vuoi che sia?! Dai.

- M abbiamo passato anni e anni in cui ci scambiavano. La professoressa di inglese ci ha invertite per 5 anni, ho bisogno che ti fingi me.
- Ma che hai?
- 8 ore con una psicologa e una sociologa in un ristrettissimo gruppo di 8 persone. Quindi non posso nemmeno nascondermi da qualche parte, in 8 ore prima o poi toccherà a me. Oddio se siamo 8 in 8 ore, più o meno UN'ORA!
- Ma si, che te frega. Fai quello che ti dicono e di' quello che vogliono sentirsi dire. Abusa di termini come emozione, sentimento e a posto, stai calma e tranquilla. Anzi stai serena!

- V, ho intorno gente che non mi capisce.
- Ancora la storia dell'incontro di domani?
- Si!
- Sai che se solo pensare a una psicologa ti incasina il cervello non è un gran bel segno?
- Grazie!
- Ascolta ti dico la parola magica. Ti faranno fare cose che non vuoi fare, ti chiederanno cose che non vuoi dire, la chiave di sopravvivenza è una: STRANIAMENTO!


giovedì 24 aprile 2014

The pen is on the table #2


Sono alle prese con l'ennesimo corso d'inglese della mia vita.

Ebbene, dopo una prima lezione in cui ognuno ha fatto sfoggio dei propri talenti sportivi come il paracadutismo, l'equitazione, il lancio del giavellotto (- Sorry teacher, I hate sports. Every sports - Me too) è arrivata la più che classica lezione sugli aggettivi di nazionalità.

Dovevamo compilare cinque simpatiche frasi, inserendo l'aggettivo di nazionalità corretto.

1 - IL FIUME PIÙ LUNGO DEL MONDO É... 
(allora dovrebbe essere il Rio delle Amazzoni o il Nilo? No, forse il Fiume giallo o si chiama azzurro? No. Oddio e se il fiume più lungo fosse il Mississipi?)
La risposta è stata lasciata in bianco
Per i saputelli: Rio delle Amazzoni (Brasile, Perù, Bolivia, Colombia, Ecuador e Venezuela), Nilo, Missisipi, Fiume Azzurro, Enisej e Fiume Giallo.

2 - LA MONTAGNA PIÙ ALTA DEL MONDO è...
K2? no forse Everest. Si, si è l'Everest. Ma di preciso l'Everest dov'è? Tibet? Boh! Ma poi il Tibet non è mica una regione della Cina? Quindi scrivo che la montagna più alta è "chinese"? Ma no, dai. L'Everest dove diavolo è?
La risposta è stata lasciata in bianco
Per i saputelli: Everest (Cina e Nepal), K2 (Cina e Pakistan) le altre alte vette sono emerite sconosciute

3 - IL LAGO PIÙ GRANDE DEL MONDO è...
La so. La so. È canadese. Non so il nome, ma è canadese. Dai scrivo subito "candian".
(No, non era canadese. Lo stupido libro come lago più grande intendeva il mar Caspio che tocca ben cinque stati Kazakistan, Turkmenistan, Iran, Arzebaigian e Russia. Si sul volume c'era scritto che andava bene una di quelle cinque risposte, ma canadian proprio no)
Per i saputelli: Caspio, Michigan (Canada e USA), Superiore (Canada e USA)

4 - LA CITTÀ PIÙ POPOLATA DEL MONDO è... 
cinese. Non so se sia Shanghai o Pechino, ma sono tutte e due cinesi, non mi freghi stupido libro.
Per i saputelli: Shanghai, Karachi (Pakistan), Pechino, Tokyo, Mumbai

5 - IL DESERTO PIÙ VASTO DEL MONDO è...
Ok è il Sahara. Tocca mille stati, ma so che tocca anche l'Egitto, quindi egiziano e la finiamo qui.
No. No, col cavolo che era il Sahara. Secondo la teacher, anzi secondo il suo libro con le risposte, il deserto più grande al mondo è l'Antartide e poi l'Artide.
Per i saputelli: l'Artide si estende sui territori di USA, Canada, Islanda, Groelandia e Russia.

Lo strazio geografico proseguiva chiedendo la nazionalità di cinque personaggi famosi del calibro di Picasso, Moliere, Freud (chi lo sapeva che fosse Ceco? Non io!), Oscar Wilde (si, avevo un livido ricordo dopo la vacanza a Dublino, dove ho visitato la casa natale di OW, una statua  di OW in un parco, dove OW ha frequentato la scuola, dove OW era solito passeggiare ecc ecc) e il caro Goethe.

L'ultimo esercizio serviva a dar libero sfogo alla mia mente.
Dati cinque aggettivi di nazionalità dovevo inserire per ognuno qualcosa che corrispondesse.
  • Brazilian
  • Israeli
  • Japanese
  • Danish
  • Peruvian
Dopo aver pensato a lungo, molto a lungo la mia mente è stata un grado di partorire, nell'ordine: bossa nova, Bar Rafaeli, origami, la sirenetta e poncho cloak.


Riflessione finale: un conto è sapere l'inglese, un altro è non sapere la geografia, ma ricordarsi che Bar Rafaeli è israeliana... I'm freaking awensome.

martedì 22 aprile 2014

The pen is on the table





Corso di inglese.

Ero in dubbio se farlo o no. L'idea di avere un quaderno, un libro, essere in una classe mi provoca orticaria, ma pare sia normale.
Poi è bastato: te le contiamo come ore di lavoro e se non fai inglese farai il prossimo corso che organizziamo, chissà cosa sarà.


Prima che sia un corso di cucito o di fisica quantistica (che poi non mi è ben chiaro nemmeno di cosa tratti la fisica quantistica)... No, la fisica quantistica non mi avrà mai, ricominciamo pure con l'inglese.

L'insegnante durante la prima lezione a turno ha chiesto ad ogni persona quanto capiamo di inglese, a che livello pensiamo di essere, se crediamo di riuscire a passare l'esame.

è arrivato anche il mio turno.
Sono subito stata cazziata* per un evidente accento americano.
Lei pensava di sgridarmi, io invece ero soddisfatta che la mia estate fosse lì con me, tangibile.
Mi ha chiesto se penso che potrei cavarmela a prendere i biglietti del treno.

E mi sono ricordata che il primo giorno là, ho pianto davanti ad un bigliettaio.
Un pianto isterico a Grand Central Station perchè dovevo prendere un biglietto

"ONE WAY TO POUGHKEEPSIE"

e il bigliettaio non capiva cosa volessi, ero in giro da 20 ore e tutto quello che sono riuscita a fare dopo che per la terza volta non mi ha capita è stato piangere.
Poi credo sia intervenuta qualche divinità pagana, ha intuito e anche chiamato un ragazzo perchè si accertasse che io, i miei due bagagli a mano, la mia valigia e la borsa del computer andassimo al binario giusto.
Che poi appena arrivata a Poughkeepsie il dramma doveva ancora cominciare, ma questa è un'altra storia.

"Yes, I am able to buy a train ticket or ask some information. No problem at all".

* su cazziata prima o poi dovrò aprire uno studio semantico. Italiano regionale o no?

mercoledì 26 marzo 2014

I saw what I saw

Un mese senza scrivere su questo povero e abbandonato bloggg.
Io racconterei più che volentieri tutto quello che accade al lavoro, ma mi hanno fatto firmare ben due fogli in cui dichiaro che quello che vedo e sento là, deve rimanere là.
Non avevo mai firmato nulla di simile.

Qui si. Qui sebbene in mia presenza tutti parlino in codice non devo dire niente di quello che sento. Forse è un test, forse i servizi segreti mi vogliono assumere e questa è una copertura, un test involontario, che ovviamente non supererò mai.
La pubblica amministrazione non dovrebbe essere limpida e cristallina e dovrei essere libera di raccontare tutti i tramini?

Comunque è così. Non devo parlare. Però più loro parlano in codice e più io mi incuriosisco. Già devo superare l'arduo scalino che lì si parli per lo più in dialetto, che si, è il dialetto di dove sono nata e cresciuta, ma è il dialetto che da piccola guai a dire qualcosa perchè “non sta bene”.
Qui dove hanno una media di due lauree a testa parlano in dialetto.
Quindi diciamo che ho qualche problema linguistico, il problema che non conosco le persone di cui parlano e che quando chiacchierano su qualcuno che forse potrei anche lontanamente intuire chi sia si prodigano in mosse del capo, o epiteti misteriosi e incomprensibili.

Quindi tranne il fatto che il lato bello di lavorare lì dovrebbe essere la mole succulenta di notizie eppure torno a casa districando enormi matasse di nomi, diciamo che le mie chiappe non si alzano dalla sedia, il mio stomaco gorgoglia e il mio livello di concentrazione dopo una certa ora cala drasticamente arrivando ai minimi storici intorno alle undici e mezza/mezzogiorno.

Io che da brava sono sempre stata miglia lontana dal caffè ho iniziato a far entrare caffeina in corpo, ma essendo che del caffè mi piace l'odore, ma non il sapore, ingurgito pastiglie di caffeina per restare sveglia.
Qualcuno di molto saggio mi ha detto “mi sembri sempre più strana”.

Avevo anche dei lunghissimi capelli, lunghi. Ora no. Ora ho qualcosa senza forma, di lunghezza esigua, a tratti sparuta.

All'orizzonte (oltre che il ritorno del Trono di Spade) si profila anche qualcos'altro. Qualcosa che ancora non è certo e ha forme approssimative, ma che già sta riempiendo la mia testa e il mio desktop.
Pare che fratello e tutti i personaggi di Star Wars (tra cui si annovera un Dart Vader di dimensioni mastodontiche che puntando la spada laser verso la mia parte di camera sibila con voce da maniaco “you don't know the power of darkness”) andranno per la loro strada. Forse Fratello è pronto a prendere il volo. Forse.

Sempre se Mater non gli tira il freno a mano. Mater per quanto voglia che Fratello impari l'elementare concetto causa-effetto (se non riempi la lavastoviglie non hai piatti puliti, se non lavi i vestiti non ne hai di puliti, se non fai la spesa non hai cibo, se non pulisci rischi l'invasione di scarafaggi) c'è un alto tasso di probabilità che freni questo moto indipendentista.

Io intanto crogiolandomi in questa ipotetica idea ho riempito il desktop di cartelle piene di idee per quella che diventerà la mia immensa camera.
Ormai i siti di streaming stanno cedendo il primato al sito della maison du monde.
Avrò un armadio enorme. Avrò tanto spazio, se vorrò avrò anche della carta da parati.
Avrò una libreria con le ante. Avrò talmente tanto spazio da voler sub affittare qualche metro quadro.
E probabilmente tutto ciò rimarrà in un folder sul desktop.
Haloa

domenica 2 marzo 2014

Il terzo primo giorno di lavoro.

Il primo primo giorno non mi era piaciuto. L'ho odiato.
Il mio stomaco era talmente in subbuglio che non ho nemmeno pranzato.
L'agitazione era troppa, l'ansia seguiva a ruota.
Troppi nomi, troppe cose da ricordare, un mondo che non conoscevo. 
Dovevo capire come funzionava la vita lì dentro. Capire i ritmi e come ci si muoveva.
Credo che per la prima settimana sono io sia stata sempre seduta in punta alla sedia. Sempre.
Tutta gente molto più grande di me, il telefono che continuava a squillare e parlavano per ore di assegni, fatture e amenità che non conoscevo. Ci ho messo un po' a sedermi tranquillamente sulla sedia, a rilassare le spalle e prendermi il tempo per fare le cose. Ho capito che chiedere se non ero in grado di fare qualcosa non era un dramma, ma ogni tanto era anche esaltante buttarmi a capofitto e vedere cosa ne usciva (per esempio quasi un'ora per inviare un fax. Tra improperi e espressioni del tipo "chi cavolo usa ancora il fax oggigiorno?"). Con il tempo ho capito come funzionava il tutto, no, il fax non l'ho mai capito e si sono arresi e ho iniziato a prendere il lato positivo del tutto. In un ufficio si vede l'umanità più varia.

Il secondo primo giorno non ha avuto molto a che vedere con il primo. Anzi. Ero emozionatissima. Era un sogno. Era tutto bellissimo. Tutto oltre le aspettative.
Nemmeno lì sapevo come muovermi, come interagire con gli altri, come capire chi erano quelli davvero importanti a cui non rompere le scatole con stupide domande. Essere in una grande stanza con altri 5 stagisti ha aiutato, guardare fuori ed essere in piena Manhattan anche. Lì non sono mai stata seduta sulla punta della sedia, lì mi ero ripetuta un mantra prima di partire "buttati nelle cose, è un'esperienza che capita solo una volta nella vita" e così ho fatto. Per tre mesi mi sono completamente lasciata tirare dalla corrente, che poi a NYC non si chiama corrente, si chiama vita.
L'ambiente di lavoro era stimolante, avevo a che fare con persone che mai mi ricapiteranno, ho incontrato gente che nemmeno sommando il resto della mia vita. Nonostante fossi lassù al quarto piano, l'ultima ruota del carro ci si sentiva importanti. Uscire e sopra la testa sventolava la bandiera italiana, faceva sentire l'orgoglio per la terra di appartenenza. Si quel primo giorno, ma tutti quei giorni sono stati indelebili.

Ora non resta che vedere che ne sarà domani.
Ho già l'ansia. Diciamo che tra i miei livelli di ansia finora conosciuti siamo a metà della scala ESSE-ANSIA.
Il livello che si dorme, male ma si dorme.
Non mi sono ancora figurata scenari apocalittici. Devo star zitta. Devo ricordarmi di non dire niente se non l'ho pensato almeno tre volte, perchè quando sono agitata ho il dono di dire parecchie idiozie.

I vestiti sono pronti sullo schienale della sedia. I capelli ho deciso che li terrò slegati, ma per precauzione, un elastico al polso ce lo metto.
Metto la collanina portafortuna e anche tutto l'armamentario portafortuna al polso.
Non ho cambiato la pila all'orologio. Dovrò guardare in continuazione l'iPhone. Non sta bene, ma io se non so l'ora sto male fisicamente.


venerdì 21 febbraio 2014

Rob

 Magari vorresti entrare in una certa cerchia, ma sei convinto che sia troppo esclusiva per accoglierti. Invece ho il sospetto che sia più disponibile e aperta di quanto tu creda. *

Caro Rob Brezsny, che io ti vorrei come migliore amico non è un segreto, ma dovresti spiegarti meglio, non puoi instillarmi il dubbio cosmico e poi lasciarmi lì appesa.

Rob, se ti riferisci a quello che penso io, sii più schietto, su, dillo. Dimmi proprio cosa fare passo dopo passo e io eseguirò da brava seguace, sii il mio Joe Carroll.
Fare così il vago non mi aiuta, anzi mi lascia perplessa.

Più dettagli Rob, esigo più dettagli perchè qui si naviga al buio seguendo le luci della costa. 

A tentativi, a silenzi, a momenti.

http://www.internazionale.it/oroscopo/2026-febbraio-2014/toro/


venerdì 14 febbraio 2014

14 febbraio

Essendo San Valentino, veniamo al tema dettato dalla giornata, si quello lì. No, non l'amore, il tema principale non è quello bensì aspettative e illusioni.

C'è chi incolpa le principesse Disney, ed è vero, personalmente mi hanno creato aspettative irrealizzabili, come indossare certi abiti vaporosi oppure sulla possibilità di non avere un punto vita. Ma questo non importa. L'importante è che per quanto riguarda il lato amoroso, non ho mai glorificato le principesse Disney e i loro principi, forse perchè la mia preferita era Mulan.

Quindi chi mai dovrò incolpare per i miei altissimi e irrealizzabili ideali romantici? 
Di chi è la colpa se dopo 10 minuti di conversazione con esponenti di sesso maschile perdo qualsivoglia interesse amoroso poichè non soddisfano tutti i miei criteri indispensabili?
Dopo un'attenta analisi ho sentenziato che il maggiore responsabile è lui, Max.

Se fin da piccina non avessi avuto in testa le parole di Max Pezzali forse oggi avrei un equilibrio emotivo più stabile. O anche se fossi stata piccina un po' prima, quando ancora cantava “O me o (quei deficienti lì)” o “La radio a 1000 watt” forse avrei capito che c'era qualcosa a cui stare attenta nel rapporto uomo-donna.

Invece no.
da http://883maxpezzali.forumfree.it
E quando a 9 anni ti rovini, sei rovinata per il resto della vita.


A 10 anni è arrivata “Nient'altro che noi” con un video-cartone, che come scopo aveva soltanto instillare subdolamente in me idee romantiche e farmi passare al lato rosa e infiocchettato di tutta la faccenda.





Poi ecco arriva lei. La colpevole per eccellenza “Il mondo insieme a te”.

"Mi hai rimesso al proprio posto i più piccoli pezzi della mia esistenza, componendoli, dando loro una coerenza. Com'è bello il mondo insieme a te, mi sembra impossibile che tutto ciò che vedo c'è da sempre solo che io non sapevo come fare per guardare ciò che tu mi fai vedere.Com'è grande il mondo insieme a te, è come rinascere, vedere finalmente che rischiavo di perdermi mille miliardi più di cose se tu non mi avessi fatto il dono di dividerle con me."

Perchè poi una persona ci crede a queste cose e l'utopia è a un passo breve.
Quando passi al lato sbagliato così piccola, poi le prime letture consapevoli e volontarie volgono lì ai colpi di fulmine, agli amori epici, alle storie d'amore impossibili, all'amore che va contro tutto e se c'era una minima possibilità di redenzione, quella svanisce tra le pagine di Jane Austen. 

Però devo dire che Max per accertarsi che io non abbia ricadute durante gli anni ha fatto sì che in ogni cd ci sia almeno un brano ( EccotiTu come il sole (risorgi ogni giorno), L'universo tranne noi ) atto principalmente a ricordarmi che ormai sono fregata. Sono da quella parte lì, dalla parte di quelle persone che hanno optato per non accontentarsi finchè non ci sono tutti i crismi, quelle persone che se il malcapitato non ricopre tutte le aspettative, non si aspetta e pazienta, ma si cambia in nome di "quello giusto" che deve arrivare.

Quelle, come direbbe Mater, che resteranno zitelle per la vita.

 Torino, 14 dicembre 2013

domenica 2 febbraio 2014

The Vow - La memoria del cuore

Entrambe le immagini provengono
dal sito ufficiale del film
Ecco diciamo che ci sono scelte e scelte. 
Scelte oculate e scelte incaute.
Guardare The Vow la domenica sera entra a pieno titolo nella seconda tipologia.
Tutta colpa di un incomprensibile e irrazionale amore per la stacanovista Rachel McAdams.

Se poi ci si mette la frase "il settimo film drammatico-sentimentale di tutti i tempi", va da sé che dopo cinque minuti era già aperto in streaming.
Anche se a dire il vero non ho capito settimo per cosa.
Al botteghino ha avuto un successo enorme, così come enormi sono state le stroncature della critica. Quindi non mi capacito di quale sia il criterio di questo settimo posto.

Però come già detto c'era Rachel McAdams, c'era questa fantomatica settima posizione, c'era che dovevo aspettare le 21.35 o più per la prima serata su Raiuno.

Non l'avessi mai fatto. Le lacrime, le lacrime versate per quel film sono inquantificabili.*

Di solito la fase pianto principia verso metà film. Prima devo affezionarmi ai personaggi, solo dopo posso piangere come si deve. Stavolta? Macchè. Al terzo stacco ero già in una valle di lacrime.
Si è raggiunto l'apice con singhiozzi verso metà, un fiume in piena, il lato tragico è che non c'è un buono e un cattivo, uno da amare uno da odiare. Se lei non si ricorda di suo marito, che colpa ne ha? Se lui è follemente innamorato di sua moglie, che colpa ne ha? e giù a piangere.

Una lacrima sono certa fosse per le innumerevoli volte in cui hanno cambiato colore e taglio ai capelli alla povera Rachel McAdams, che in questa foto sembra Doutzen Kroes.

Mi dispiace solo che la prossima volta che lo guarderò non avendo più sorprese non verserò una lacrima.

*Blogger sostiene che la parola inquantificabile non esista e si ostina a sottolinearla. Conoscendo questo saputello è più probabile che abbia più ragione lui rispetto a me, ma solo una parola può definire la mole di lacrime e questa parole nonostante Blogger è proprio lei: "INQUANTIFICABILE".

venerdì 31 gennaio 2014

Island in the stream

"Perchè ti tieni tutto dentro? Guarda che puoi piangere, hai appena preso un palo in fronte, forse il più grande palo in fronte tu abbia mai preso. Anzi no, la botta maggiore è stata tua cugina, diciamo che al secondo posto puoi metterci questa. Ti è successa una cosa brutta, non ti è richiesto essere simpatica e riderci su mentre dentro vorresti solo picchiare qualcuno. Se senti di piangere, piangi. Se senti di doverne parlare davvero, senza dover impersonare quella che l'ha già superata, parlane. Però non chiudere tutto in una scatola, vivile le cose, vivile anche con gli altri, con chi ti vuole bene. Capisco che adesso hai un attimo di smarrimento su chi ti vuole davvero bene, su chi considerare dalla tua parte.
Non sei un robot. Per quanto tu aspiri a diventarlo non lo sei.
Adesso smettila di fare quella faccia, so che certi discorsi per te sono penitenze, ma sai una cosa? Nelle tue manie e nel tuo usare parole strane sei proprio bella"

giovedì 23 gennaio 2014

In assenza

Mater non c'è. Fratello nemmeno.
Sono a casa da sola per due giorni. *

In assenza dei familiari si è compiuto il massimo della trasgressione. Andare di soppiatto a far la spesa, tornare con il pane per l'hot dog, wusterl e il preparato per 12 pancake.



*A te che grazie alle tecnologie gentilmente offerte dall' NSA per la rintracciabilità dell'indirizzo IP puoi sapere dove vivo e tutto il resto, sappi che ora mentre il post è pubblicato sono TUTTI a casa e si sono aggiunti due gorilla di stazza spropositata davanti alla porta d'ingresso!

martedì 21 gennaio 2014

Ognuno nella vita ha gli idoli che si merita




Ho messo più google alert con un unico scopo: il concerto di Katy Perry a Milano.
Ancora nessuna data, ma pare che una data al forum ci sarà.

Sapevo che cercando compagnia avrei trovato terreno fertile, quindi sono andata a colpo sicuro.

M ha risposto: "certo che andiamo, vuoi che mi perda una figata simile?"

J: "Ma viene a Milano? oh se non viene a Milano andiamo a Londra!" Certo, come no.



Ora, ognuno ha un po' gli idoli che si merita.
E se qui abbiamo scelto di amare una dal cui reggiseno non si sa mai cosa possa venir fuori, si capisce che il lato trash è malamente celato. Ci si prova a fare i raffinati, cantautori o musica più di nicchia, ma poi quando partiva la pubblicità di Bake Off Italia con Roar in sottofondo era sempre un emulare il video con gesti inconsulti.


Perchè non puoi che adorare una il cui primo disco era di canti di chiesa e il secondo lo fa iniziare con 
I hope you hang yourself with your H&M scarf 
While jacking off listening to Mozart
Una che interpreta video in cui non se la crede quanto Rihanna, le si vuol bene.




E' anche una ragazza politicamente impegnata. Nessuno aveva mai sostenuto un presidente vestendosi da scheda elettorale. 

Chi sosterrebbe la rielezione con un abito giallo di paillettes raffigurante il volto del presidente degli Stati Uniti d'America ossia l'uomo più potente del mondo libero (dovuta citazione by Olivia Pope).






A noi "la Katy" ci piace.

Diciamo che J, non ha preso molto bene quest' ultima svolta bon ton. 
Da persona di sesso maschile non sapendo come girano le cose dà tutta la colpa a Jonh Mayer, pff, babbano.













Ma invece che in quel casto tubino color pastello che fa molto Jackie Lee Bouvier Kennedy Onassis o Carlà nella fase première...

mercoledì 1 gennaio 2014

2014 io ho fiducia in te!


Da Internazionale.it

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