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sabato 28 dicembre 2013

Dear 2014,

sul qualunque sito si stilano classifiche, gli eventi più importanti, libri e cd più venduti, i personaggi dell'anno, le novità più rilevanti, le personalità più googlate.

Io non so fare classifiche.
Non so fare molte cose in realtà.
So fare benissimo i pacchetti regalo, ma solo quelli rettangolari o quadrati, quindi credo di dover depennare la voce so fare benissimo i pacchetti regalo o perlomeno sostituirla con so fare benissimo i pacchetti regalo con forme regolari.

Comunque nonostante la mia noncuranza quest'anno sta finendo e io non so fare buoni propositi e poi mantenerli, quindi 2014 come se tu fossi una specie di Babbo Natale ti chiederei delle cose, se tu sei d'accordo.

Sarò elastica, non pretendo di vedere tutto lì il primo di gennaio, ma c'è un anno di tempo e se ci si potesse lavorare su sarebbe tanto gentile da parte tua.



Il 2013 mi ha fatto il regalo più bello che io potessi mai ricevere, tre mesi che mi tengo stretta, tre mesi che mi mancano ogni giorno. Tre mesi in cui ho imparato a convivere con me, tre mesi in cui ho conosciuto ancora un po' come sono fatta e come reagisco. Tre mesi che nemmeno questa dilagante apatia invernale mi può portar via. Perchè lì c'era in continuazione la voglia di fare, disfare, rifare, strafare.


Detto ciò caro 2014 ti pregherei di non fare brutta figura in confronto al tuo predecessore.

Portami la voglia di tutto che so che da qualche parte ho. Dobbiamo solo togliere un po' di polvere che si è accumulata da settembre ad oggi, ma c'è.

Vorrei che mi riportassi Lei S. Perchè nonostante tutto mi manca.
Se tu potessi riportarmi anche G. non quella nuova, riportami la vecchia G, quella con cui sono cresciuta.

Se tu potessi portare quel lavoro saresti davvero gentile.

Poi veniamo ad una situazione scottante. Ho realizzato che dormo con lo stesso pigiama di pile della nonna acquisita, quindi non posso lamentarmi se non trovo uno straccio di fidanzato perfetto.
Non chiedermi di prometterti che abbandonerò le tenute casalinghe da disperata, ma 2014 lavoraci un po' su (per la lista dei requisiti ti giungerà una mail molto dettagliata).
Ah, piuttosto che portare casi umani, lascia stare.


Però tutto questo chiedere e non ti do niente in cambio. 2014 per me 4 o 5 kg te li do!

giovedì 26 dicembre 2013

L'invisibilità

Fino a poco tempo fa se qualcuno mi avesse chiesto quale super potere mi sarebbe piaciuto avere sarei stata indecisa tra l'invisibilità e il teletrasporto.

Si avrei riflettuto un attimo e valutato che l'invisibilità dev'essere una cosa bellissima, essere ovunque senza che nessuno sappia che tu ci sei, comportarti come vuoi, senza che gli altri girino la testa per guardarti, assistere senza che nessuno ti noti. Si, l'invisibilità sarebbe veramente interessante.

Il teletrasporto, beh, per evidenti motivi. Sarebbe il potere più straordinario. Ti svegli nel tuo letto, colazione veloce a Parigi, puoi anche lavorare nel paesino più sfigato sulla terra che comunque nessuno ti toglie il diritto della pausa pranzo a Central Park, o su una spiaggia della Polinesia. Essere ovunque.

Si, credo che se la sarebbero giocata ardentemente l'invisibilità e il teletrasporto.

Adesso no. Adesso che sto sperimentando l'invisibilità no. Non mi piace più l'invisibilità. Proprio quello che prima avrei elogiato “assistere, senza che nessuno ti noti” adesso non mi piace, soprattutto adesso che sono invisibile solo per le persone a cui tengo.
Come non ci fossi, come non esistessi. La loro vita prosegue e io sono lì, io vorrei urlare, “ci sono, parla con me” o “riconosci almeno il fatto che io esista” invece o sono urla solo nella mia testa che il mondo non può sentire o i destinatari non le vogliono ascoltare. Essere invisibile non mi piace.
L'invisibilità la odio. 

Adesso vorrei solo il teletrasporto, capace di portarmi ovunque. Ovunque io e la mia invisibilità.


Non voglio essere invisibile. Non mi piace che nessuno mi veda, nessuno mi senta, nessuno si scomodi per capire cosa dirmi, come comportarsi con me.

Nir Elias - Reuters

domenica 8 dicembre 2013

December situation

Stanotte sentivo in continuazione uno spiffero sulla fronte. Avendo la testa vicino alla finestra ho pensato fosse socchiusa. Abbandonare il torpore dello scaldasonno e affrontare in canottiera il gelo per controllare se la finestra fosse chiusa bene?No. Mi sono girata dall'altro lato, rimanendo nella convinzione di sentire uno spiffero stavolta sulla schiena, sotto al piumone e con lo scaldasonno acceso.La psiche che brutta roba.


Un po' la sinossi del mio dicembre, ma anche del mio novembre a volerla dire tutta.


Sto. Io sto. E sto così nel mio posto sicuro che non ne esco nemmeno per controllare se tutto attorno le cose siano a posto, lascio che le cose capitino, preferisco sopportare un fantomatico spiffero piuttosto che controllare per poi dormire tranquilla.

Dicono che passa. Lo dicono tutti.“tutti” è un valido punto di riferimento? “tutti” è abbastanza per fare di una supposizione una teoria?

Non si sa, comunque "tutti" dicono che è un momento, capitano dei momenti in cui non ti piaci perchè non ti riconosci e che poi passa. Ti sorpassa, ti trapassa.

martedì 3 dicembre 2013

Cara Rai ti scrivo

e no, non ti scrivo perché m'annoio un po', ma proprio perché io e te si deve parlare dei tempi in cui ero una bimbetta e ricordo con vago senso di piacere che la prima serata iniziava alle 20.30. Si,si. 20.30.

All'università ho seguito un corso davvero interessante sulla storia della tv e si, mi hanno anche spiegato il perché dello slittamento di quasi un'ora della prima serata, ah Antonio Ricci!
Però c'è un però... Io lo sceneggiato su Anna Karenina lo volevo guardare (si, anche nonostante gli attori abbiano doppiato se stessi discutibilmente), ma se si inizia alle 21.17 io reggo solo fino alla prima o seconda pubblicità, poi la palpebra cala irrimediabilmente.
Quindi, parliamo amabilmente. Perché non eliminare Insinna (non necessariamente fisicamente) e alle 20.30 massimo 20.45 ci si dedica al ballo di Anna e Vronsky?



Tanto la concorrenza Rai-Mediaset è defunta, è inutile allinearsi con gli orari per avere tutti i canali ai blocchi di partenza alla stessa ora.
Che poi a volerla dire tutta se in questa famiglia si cena tardi è colpa dei palinsesti tv. Se mangiassimo alle 19 la povera Mater mentre aspetta che le inizi La grande famiglia fa in tempo ad entrare in fase rem.

Quindi cara Rai/Uri/Eiar in quanto mi si è spiegato che sei un servizio pubblico, non lasciarmi col cruccio di dove lo sceneggiatore abbia interrotto la prima puntata e soprattutto se mi sono persa l'urlo quando
Vronsky cade da cavallo, che poi non sono tranquilla.

Se eliminare del tutto Insinna richiede un esborso elevato mettiamolo in stand by almeno le serate in cui c'è qualcosa di interessante.

Detto ciò ringrazio per la presenza di Un giorno in pretura che anima i miei sabati sera, anche se la mia amica Franca Leosini che velatamente si prende gioco di Miss Gucci mi manca tanto!


Orsù, ora si faccia qualcosa per gli orari delle messe in onda


Cordialmente
S

martedì 19 novembre 2013

Essere felici

Sono quasi vicina alla conclusione che ci siano persone che proprio non riescono a godersi niente e forse faccio parte di questa stupida e ingiusta cricca.
È per lo più questione di apatia. Ogni giorno lo scopo c'è ed è "imparare a parafrasare a menadito due canti del Furioso". Ma è davvero possibile che non ci sia altro nella mia vita ora come ora?
È così impensabile che io non riesca ad essere felice di ciò? Mi sento idiota alla fine di ogni ottava, ripeto, m'incarto e ricomincio. Poi arriva in sordina il magone. Eccolo che si avvicina e quando arriva tutto peggiora. Tutto.
Ripeto in loop che va tutto benissimo, a volte vorrei crederci davvero.
Non saprei come fare.
Come faccio a lamentarmi?
Di cosa posso lamentarmi?
Con chi posso lamentarmi?
Tutto va in caciara. Mi ripeto che nulla potrebbe essere migliore e mi spengo ancora un po'.
Ogni giorno un po' di più, un altro pezzettino di me si siede e mi dice "quando ti deciderai a darti da fare, noi siamo qui, pronti".
Ogni giorno un'iniziativa si addormenta, un'idea se ne va, un progetto salta.
L'idea di scendere a Roma mi sta mettendo ansia. Sono due giorni. Me lo ripeto, ma mi agita tantissimo questa cosa. Non ci voglio andare e mi metterei a piangere ogni volta che realizzo che ci devo andare.
Domenica a Milano, altrettanto. Non voglio. No.
Lasciatemi qui da sola. Qui. Sola.

"Stupida! Ho tirato fuori il carattere a maggio, nessuno mi avrebbe dato due soldi, invece è andata nel migliore dei modi.
Cosa mi succede adesso? Perché tutto fa male? Perché non trovo pace in niente? E tutto sembra strattonarmi da una parte all'altra senza vedermi reagire?

"Vieni a Salisburgo? Dai dormi da me. Il treno costa 39 euro" e io non ci voglio andare. No, nemmeno un giorno. E non ho la più pallida idea del perché.
"Ma quando vieni a Londra? Il 31 lo facciamo qui?"
Già io ho grandi problemi con il 31 dicembre se poi ciò implica andare a Londra, altro che ansia, qui è destabilizzante.
"Hai preso i biglietti per Torino?"
No, non li ho presi. Perché per quanto io ci tenga a rivedere la mia amica e vedere quel concerto... Se ci penso, aumenta la frequenza cardiaca.
Non è normale, niente di tutto quello che mi succede è normale, eppure sta succedendo e non riesco a farci niente.

Non riesco a controllare quello che mangio, non riesco nemmeno a impormi di uscire per fare sport.
L'idea che Natale si avvicini non mi entusiasma, è solo un'altra fonte di agitazione. Non riesco nemmeno a controllare le reazioni del mio fisico.

Sono sempre stata brava ad impormi le cose, non ci riesco più. "Finisci questa ottava" e non faccio chissà cosa, la fisso. Fisso una pagina stampata. Non leggo, niente. Fisso i caratteri senza dar loro un qualsivoglia senso senza concludere nulla.

Mi reputo fa sempre una persona metodica, piccoli riti quotidiani per avere delle certezze, dove di certezze ne ho sempre ricercate più di quante non me ne fossero fornite. Adesso tutto annoia. Anche le piccole cose. Tutto.
Forse ho qualcosa che non va, forse è un periodo e basta, forse devo rimettermi in sesto un passetto alla volta senza pretendere subito la luna.
Forse ho un carattere che se mi è concesso il lusso di star ferma e pensare tendo sempre al nero.

E cosa farne del senso di colpa?
Quello gravita in continuazione. Non mi è chiesto altro se non studiare ed essere felice. Perché non riesco a portare a termine nessunA delle due cose?
Io non sono così, non sono quel tipo di persona, costantemente infelice senza alcun motivo apparente, ma sto diventando più scura. Sto perdendo quei già citati pezzettini e non voglio.
Non voglio allontanarmi sempre più da quello che sono perché così non mi piaccio nemmeno un po'.
Davvero per niente. Non mi piaccio come figlia, come studentessa e come amica. Sto incasinando troppe cose senza accorgermene.
Tutto questo finirà vero?!

Non c'è alcun tipo di correzione, di rilettura o di revisione degli errori di battitura. Se rileggo cancello.
Anzi, probabilmente questo sparirà presto, ma ho voluto scriverlo, perché tanto questo spazio è piccolissimo e i post che vengono letto sono solo quelli sulle serie tv, ma scrivere e vedere tutto quello che mi sta passando per la testa spiattellato lì forse è il primo piccolissimo passo per tornare da me.

domenica 10 novembre 2013

venerdì 1 novembre 2013

Devo dirti una cosa

- Ma quindi questa cosa che devi dirmi ma non sai come dirmi?
- Ti ci devo far arrivare per gradi
- è così complicata?
- Concentrati. Prendiamo te per esempio
- Pessima premessa. Non mettermi in un esempio, non funziono mai negli esempi. Sono una variabile troppo variabile.
- Ti ho detto che prendiamo te come esempio. Con chi stai uscendo?
- Lo sapresti. Lo sai. Nessuno. Ma proprio nessuno in generale, esiliata proprio.
- Quali esseri di sesso maschile hai sentito in questi due giorni?
- Ma boh. Le paranoie di J, una spia venuta dal freddo dell'Emilia e M.
- Prendiamo M che l'hai anche visto, no?
- Dimmi dove vuoi arrivare
- Zitta. Prendiamo M. abita vicino a te, non è brutto esteticamente, anzi. Non è scemo. Parla correttamente l'italiano. Ha una cultura.
- Fermati. No! Mai!
- Perchè no?
- Perchè ti ho detto no. È più piccolo, è un casino ambulante, non ha mai visto il Trono di Spade, stava con una di 5 anni in meno di cui mi ha raccontato cose che potrebbero andar bene per un plot di Federico Moccia e poi non mi piace.
- Appunto, tu quindi non ti innamoreresti mai di lui
- Ti ho appena dato un elenco esaustivo. Ah, ho capito. Adesso ho colto dove volevi arrivare. Facevi prima a dirmi Mila Kunis e Justin Timberlake e io avrei capito molto prima.
- Ecco quello
- Ok


- Dici che è ok?
- Se a te sta bene, a me sta bene.
- Non mi dici che merito di meglio? O che boh.
- Se sei convinta no.
- Sono convinta
- Inizia la replica di un medico in famiglia, credo che oggi ci sia Guido che tradisce Maria, ci sentiamo dopo o domani, ok?
- Ah, ma quindi è davvero ok o è una tecnica passiva – aggressiva?
- LeiM è ok! Se vuoi sviscerare dalla A alla Z il tutto lo facciamo, ma non credo tu non voglia farlo visto che chiedi a me cosa ne penso per convincerti. Solo una domanda poi per me può bastare: ancora in potenza o già in atto
- Seconda. E mi diresti “è brutto”
- Enought

Siamo provincialotte nello spirito. Ci crogioliamo nella convinzione di essere ragazze emancipate, in grado di prendere delle decisioni e portarle avanti senza dover dimostrare nulla. Ci ripetiamo che non finiremo mai tristi e sole in una villetta a schiera in un paesino, lavorando part-time per seguire i figli. Ci ripetiamo che noi non avremo mai la mentalità da paese. No, abbiamo studiato, abbiamo visto che c'è un mondo fuori dalla provincia della bassa lombarda. Ce lo ripetiamo, ma appena una deve dire all'altra che sta frequentando un ragazzo senza alcun piano a lungo termine, senza qualsivoglia implicazione che preveda la sua presenza a compleanni o feste comandate ci si arrampica sugli specchi.
Chissà cosa pensa l'altra e l'altra in questione è la tua migliore amica da 19 anni o giù di lì.
“Adesso sono convinta, ho capito cosa voglio e cosa no. Non voglio qualcuno che se non scrive mi inverso, non voglio arrabbiarmi se si dimentica le cose, non voglio dover uscire per forza, non voglio dover fare le cose perchè si fa così. Non me ne frega di avere un moroso. Proprio per niente. Si, la fase iniziale è bella, ma quanto dura? E poi che fatica, centellinare le cose, pensieri e contropensieri. Scrivo o non scrivo. Tocca e me o a lui. Perchè mi ha scritto ok e non ha chiesto altro? Forse voleva troncare la conversazione? Non voglio un moroso per cui sorbirmi partite di calcio o film orribili e poi dire oh che bello. Devo studiare non ho tempo per queste cose e quando ho tempo preferisco fare qualcosa che mi piaccia davvero. E questo credo non faccia di me una persona superficiale o orribile"



giovedì 31 ottobre 2013

Barriere architettoniche

- Tuo fratello ha portato su sia il vetro che i piumini?
- Ma pesano poco i piumini
- No, li ha portati su oggi

It's ok

lunedì 21 ottobre 2013

What about the city?

Ci ho provato e tanto, ma non ci riesco.
Credo potrei scrivere scemenze su qualsiasi cosa, ma non riesco a mettere due parole in fila su quello di cui ora mi premerebbe scrivere.
Non pensavo mi sarei mai trovata a fissare per più di dieci minuti una lineetta che lampeggia su una pagina bianca. Avere in testa così tante cose da voler esprimere e non riuscirci. Mi sono ripetuta più volte, "è semplice, parti a getto, poi alla grammatica ci si pensa", mais rien à faire.

Nulla che riesca ad essere all'altezza, o che riesca anche semplicemente ad avvicinarcisi.
Credevo che scrivere una parola e cancellarne quattro accadesse solo davanti alle e mail per i professori, o ai saggi, o quando devo scrivere una lettera motivazionale.

Bloccata completamente da me stessa non mi resta che cercare la sempre citata levetta da far scattare.
Poi si dice che una volta trovato e sistemato l'ingranaggio difettoso sia tutto in discesa. Ma gli stessi dicono anche che cinque pasti al giorno facciano dimagrire.


giovedì 10 ottobre 2013

La cabina

Da quando ero una nanetta alta un metro o giù di lì ho iniziato ad andare in campeggio con nonna.
La poveretta restava tre lunghissimi mesi con tre teppistelli in Romagna.
Un week end veniva mamma, un week end veniva papà, uno lo zio, uno la zia.
E ovvio il sabato era atteso con ansia, trepidazione. Andiamo alla sbarra? Possiamo andare ad aspettare alla sbarra? Stiamo lì fermissime, promesso. Non superiamo la sbarra e ogni tanto veniamo a dirtelo.
E quando quel qualcuno arrivava era festa. Arrivava con la spesa per la settimana, arrivava con qualche gioco nuovo, rigorosamente uno per uno e solitamente lo stesso ma in colore diverso per me e G.
Quando arrivava Papi ero su di giri perchè significava che ci avrebbe portato in giro con il gommone e avrei indossato quel bellissimo giubbottino arancione con il fischietto attaccato.
Quando arrivava Mater voleva dire che i nostri ristretti confini (in spiaggia a destra non superare il palo del bagno 37, a sinistra non superare il palo del bagno 35. In acqua solo tre ore dopo i pasti e solo a compiti fatti. In campeggio non si superava la montagnetta, in spiaggia senza un adulto…vade retro. In bicletta per il campeggio si, ma passare di tanto in tanto a dire nonna siamo vive)
Quei limiti con Mater sconfinavano un po', ecco, tranne i compiti, quelli anzi erano doppia o tripla razione, perchè potevamo fregare la nonna, ma Mater non la si fregava. Con Mater la domenica si andava in giro e soprattutto una volta a stagione ci portava a Mirabilandia. E Mirabilandia era una di quelle uscite da non farti dormire la sera prima per l'eccitazione e l'agitazione.
Quando arrivava zio era come se arrivasse un nostro pari, ci teneva in spiaggia non fino le canoniche 5.30, ma a oltranza, facendoci tornar su dopo le 7 con la povera nonna che avrebbe voluto ucciderlo. Lui non ci metteva la crema solare, non ci stressava con metti il cappello in testa, non ci contava le tre ore per il bagno, se non mangiavamo a pranzo, ma dopo un’ora volevamo il gelato non ne faceva un caso di stato e soprattutto ci portava a quegli scivoli ritenuti pericolosissimi da nonna. E quanto ce la tiravamo quando tornavamo in campeggio siamo andati agli scivoli d’acqua del bagno 1 e la cosa ci faceva sentire alquanto fichi all’interno del gruppo.
Quando arrivava zia per lo più non cambiava nulla, aspettavamo con ancor più ansia il week end successivo.

Ma dal lunedì al venerdì il momento più atteso dopo la baby dance e il mini club era solo uno: la cabina telefonica.
Quella povera disgraziata della nostra custode dopo averci fatto far la doccia, asciugato i capelli, cenato e fatto scegliere con la giusta dovizia per i dettagli cosa avremmo indossato per l’evento mondano che ci attendeva ci portava alle cabine telefoniche per chiamare a turno un genitore. Le liti, le corse e quant’altro, tutto non per sentire il malcapitato dall’altro capo del telefono, ma solo per mettere nel cabina i gettoni o la schedina. Appena si pronunciava la magica parola cabina, c’era la corsa sfrenata, che per lo più finiva con noi che dopo esserci accapigliati, uccisi e il più delle volte sbucciati qualche ginocchio arrivavamo e ci dovevamo mettere in fila. Le file per le cabine telefoniche erano l’incognita più incognita del mondo.
Al supermercato lo vedi dal carrello. Aspetterò 10 minuti o aspetterò un’ora? In cabina telefonica come lo si sapeva? Che ne sapevamo noi se quello davanti doveva dire un ciao, sono vivo o era una ragazza che non sentiva il fidanzato da una settimana e doveva raccontare tutto, tra cui i tradimenti consumati con gli animatori?
Noi non eravamo propriamente svegli, da metterci in tre file diverse e attendere, ma eravamo talmente rompicoglioni che qualcuno mosso da pietà ci faceva anche passare per poi pentirsi quando entravamo in cabina e si litigava.
Io faccio il numero e tu parli
Tu fai il prefisso, tu il numero e tu rispondi.
No, ha risposto ieri
Allora rispondi tu
E io? Perchè io non rispondo mai
Rispondi domani
No
E poi una volta decisi i ruoli la frase era sempre quella e quella è stata quella per anni e anni, finchè non è arrivato il cellulare.
ciao, noi stiamo bene. Stamattina siamo andati al mini club in piscina, poi abbiamo mangiato, poi abbiamo fatto i compiti, poi siamo andati al miniclub in spiaggia e abbiamo fatto il bagno, poi abbiamo fatto i balletti, poi abbiamo fatto la doccia, poi abbiamo mangiato e adesso ciao che è tardi e noi dobbiamo andare a fare la baby dance e no, non facciamo arrabbiare la nonna. Ciao.


Nonna, adesso andiamo?

sabato 5 ottobre 2013

New York #1

Che io abbia i miei tempi per capire e realizzare le cose è un dato di fatto e che io abbia iniziato tre giorni fa a vedere Il trono di Spade ne è un' ulteriore testimonianza.
è già passato un mese dal ritorno da New York e sebbene a tratti appaia molto più tempo ho appena iniziato a lasciar sedimentare le cose, le persone, gli insegnamenti e tutta quella gamma emozionale a tinte forti con cui ho convissuto.

Solo adesso riesco a mettere ordine in quei tre mesi. Appena tornata era come vivere in una tempesta di sabbia, era tutto talmente ancora vivo e forte che non riuscivo a spiegarmi, a scendere a patti con i ricordi.
Poi pian piano tutta quella sabbia si è depositata e ho iniziato a veder chiaro.

Tutto questo preambolo era mirato a introdurre l'inizio del racconto newyorkese.

Non voglio perdermi i pezzi, voglio tenermi tutto appiccicato nei ricordi, quindi scrivo.

Le fotografie saranno solo frutto di un iPhone e di un maldestro tentativo di capire cosa valesse la pena di essere fotografato a discapito di altro, quindi niente di eccezionale, niente che renda merito a come si vedevano le cose lì, a come si respiravano, a come ci si sentiva allo stesso tempo delle formiche e dei "grandi" per essere lì dove tutto succede e farlo succedere DA SOLA.




mercoledì 11 settembre 2013


Là c'è un gran silenzio. 
Là è il primo posto dove sono andata, là ci sono ritornata.
Là ti assale un pensiero fisso, là ti senti piccolo e insignificante.
Là capisci che 3000 morti sono facili da dire, ma iniziare pensare una vita, più una vita, più una vita... Fa un altro effetto.
Là ti vengono i brividi.
Là realizzi la forza che hanno avuto. Hanno pianto una settimana, forse due, poi hanno ricominciato.
Hanno spostato macerie e corpi.
Hanno dato spazio al ricordo.
E con quella grandeur che li contraddistingue hanno costruito un grattacielo ancora più alto.


lunedì 9 settembre 2013

#festivaletteratura

Festival della letteratura a Mantova
4 giorni densi, di quelli che arrivi a sera e anche un sacco a pelo buttato su un tappetino da yoga ti sembra un letto.

Quando arriverà il momento in cui anche l'Italia si deciderà a investire in prodotti televisivi che non siano reality preconfezionati all'estero? Io c'ho provato, ma quando l'ho fatto mi hanno mandato a casa.
Carlo Freccero - La fiction TV americana come nuova forma di narrazione


Guardate che l'aperitivizzazione delle province italiane è un problema serio.
Beppe Severgnini e Ivano Fossati - Se l'Italia più giovane non si rassegna

Questa emorragia di giovani è la povertà del nostro Paese.
Beppe Severgnini e Ivano Fossati - Se l'Italia più giovane non si rassegna

Voi siete dei, non dei..., Dei con la D maiuscola.
Alessandro Bergonzoni - Intervista

Quanti anni ha la terra? di più, di più, di più. 4,5 miliardi. Si, si è conservata così bene per tantissimo tempo, poi è arrivato l'uomo.
Mario Tozzi - Problemi di scienza all'aria aperta


Guerra in Siria? Nessuno fa beneficenza, nessuno!
Valerio Pellizzari e Shadi Amhadi - Un futuro per la Siria

La famosa foglia d'oro sul risotto di Gualtiero Marchesi costerà si e no, 3 euro. Poi lui è Gualtiero Marchesi e vi fa pagare un risotto 50 euro, ma non diamo la colpa alla foglia.
Piersandro Pallavicini - Au Oro

Adesso vi canto una canzone. Il testo dice: rinuncerò ai miei scarponcinini, al mio cuscinino pur di stare con te. Si, noi ebrei usiamo vezzeggiativi imbarazzanti nelle canzoni.
Enrico Fink - Esiste una musica ebraica?


[gli operatori di Medici senza frontiere]non sono degli eroi, sono persone normali. Normalissime.
Dacia Maraini e Stefano Zannini - Uomini e donne che non si arrendono mai

Ebrei e brasiliani sembrano la più grande antitesi vivente. Da un lato tutti mesti, vestiti di nero dall'altro piume e samba. Ce lo vedete un brasiliano ebreo? Eppure la comunità ebraica brasiliana è enorme.
Ronaldo Wrobel - Letteratura ebraica brasiliana


Concretizzare non esiste. Astratto diventa astrarre, concreto diventa concretare. Perchè dite concretizzare?
Hans Tuzzi, Giuseppe Antonelli e Benjamin Stein - Vocabolario europeo

Anche i Gonzaga si sono dati un bel da fare con i matrimoni.
Edgarda Ferri - La porta chiusa

Se uno scrittore scrive A e il lettore recepisce B di chi è la colpa? dello scrittore o del lettore che non ha ben interpretato? è sempre dello scrittore, perchè se vuole trasmettere A deve assicurarsi che non ci sia un'altra lettura se non A. Non è mai colpa del lettore.
Alfonso Berardinelli - I rischi della lettura

sabato 31 agosto 2013

Back to reality

Si chiama forse jet lag?
O è quella finestra di tempo in cui non sei ancora in grado di capire?
L'entusiasmo di dire "sono a casa" scema velocemente e penso che New York è stata la mia casa per tre mesi.
Mi ha dato degli amici, esperienza, felicità, più consapevolezza.
È il jet lag? È quello che mi fa barcollare? È quello che non mi fa capire se quel "è bello essere a casa" va oltre aver riabbracciato Mater?
Perché non lo so. Ora come ora non lo so davvero.
È il jet lag che mi fa sprofondare nel letto e dire "su, sii felice di essere a casa".
Perché a me là cosa mancava? Solo Mater.
Mi mancava un posto da chiamare casa? No!
Ne ho cambiate 4 in tre mesi e tranne la prima, ho sentito che sarei stata bene in ognuna di queste.
Mi mancavano degli amici? No.
Forse ne avevo di più che a casa. In rubrica sul cellulare ho più numeri con New York tra parentesi che altri.
Mi mancavano le cose da fare?
Andavo a Yoga, facevo pilates, sono andata in canoa, mi sono buttata da una gru, ho messo i pattini, sono andata in bicicletta, ho scalato in muro. Ho visto una media di due musei a settimana. Sono stata al MET 5 volte, o forse 6. Ho disegnato con un gesso colorato sulla 5th Avenue.
Ho visto un concerto al Lincoln Center. Ho assistito a un reading letterario, ho preso lezioni di giocoleria, ho fatto una pennica in quasi tutti i parchi di midtown.
Lavoravo in un ambiente che mi ha regalato uno squarcio su un mondo non mio. Ho conosciuto gente importante. Ho visto la New York sfavillante. Ho avuto capi bravi e meno bravi. Ho capito come funzionano certi ambienti.

Sarà il jet lag?
Sarà quello che mi lascia la consapevolezza che mi sono appena stati regalati i tre mesi più belli che io potessi immaginare?
Non mi manca New York, mi sono promessa che non me la sarei fatta mancare. Ho chiuso quella parentesi appena messo piede a Linate, ma adesso so che c'è qualcosa, c'è qualcosa da sognare, qualcosa che può andare diversamente e posso provare a sognare al di là di Milano.

Perchè questa sarà sempre casa, ma a casa è bello tornare dopo essere andati via.

lunedì 27 maggio 2013

New York City Edition

Questo piccolo e poco pretenzioso spazio per qualche mese si trasformerà.
No, non diventerà spazio di discorsi più impegnati, stesse cose solo là.
Niente Paesuncolo, Bologna o Milano per tre mesi.
Niente Famiglia. Niente Indispensabili.
Niente routine estiva da bassa Padana.


Ancora devo realizzare, ancora la vedo una cosa lontana da me, ne parlo come se riguardasse qualcun altro.
Solo ogni tanto mi domando se non ho fatto il passo più lungo della gamba, ma non sono agitata, credo di non aver ancora interiorizzato la cosa dei 90 giorni via dalla mia solita vita.

Anche a valigia fatta la paura non c'è. Forma di autoconservazione del mio sistema nervoso? Credo di si.

Io ero quella che non dormiva prima delle gite del liceo, quella che si agita come un'anguilla nel letto la notte prima di ogni esame o comunque prima di qualunque cosa non sia routine.
Vivo peggio il fatto di non essere preoccupata che la partenza stessa.

Arriverà il momento in cui tutto diventerà chiaro e nitido, vero?
Sull'aereo? O quando io e la mia totale inesperienza al mondo varcheremo le soglie del JFK? O quando appena uscita da lì sarò facile preda di qualunque tipo di borseggiatore? O quando per prendere un biglietto dell'autobus mi accorgerò di non riuscire a comunicare con gli autoctoni?
Attendendo l'arrivo della consapevolezza penso a quello che vedrò là, nel centro del mondo.

venerdì 24 maggio 2013

Finali di stagione

Con il consueto ritardo che mi contraddistingue ultimamente ecco anche quest'anno l'appuntamento con i finali di stagione.

Parlando di questi season finale c'è da dire che gli sceneggiatori hanno menti contorte, molto contorte.


















REVENGE – Che tanto per cambiare ti lascia lì appesso a una labile certezza. Seconda stagione partita un po' in sordina rispetto alla prima, ma un recupero formi-formidable.
Finalmente, grazie a Dio, Jack Porter SA. Hallelujah.
Però poveraccio succedono tutte a lui. Gli muore il papà, ha un bar pieno di debiti, intreccia una relazione con quella che CREDE essere il suo primo amore, inizia ad essere ricattato da degli strozzini, sposa la sua presunta Amanda dopo che lei gli ha dato un figlio, in luna di miele lei muore, scopre che i suoi amici e la presunta Amanda gli hanno sempre raccontato un sacco di balle, inizia una guerra in solitaria a base di sorrisi a favor di telecamere con la famiglia più potente degli Hamptons, crede di essere vicino alla vittoria quando suo fratello muore, la fidanzatina del fratello è incinta e scopre FINALMENTE, che Emily è Amanda, la sua Amanda.
Gli sceneggiatori si sono un po' accaniti con il povero Jack.
Aspetto settembre per capire che ne è stato di Aiden. Non fate morire Aiden, per carità!
E liberate Nolan. Subito.


NIKITA – Mi sa che lo guardo solo io. Mentre con Revenge e le altre serie ho un fitto scambio di opinioni, per Nikita no. Questa stagione aveva un unico messaggio di base "fate sparire Alex".
Qui si è tra assassini, killer professionisti non c'è tempo per i rimorsi di coscienza. Miss Udinov via, alla Divisione si deve lavorare.
Chi ha pagato il conto di tutto è stato il povero Michael. Prima la sua promessa sposa gli trancia di netto una mano con un coltello (si, va bene, se non l'avesse fatto sarebbe morto, ma gli ha comunque tagliato una mano), sempre lei spara all'unico che avrebbe potuto ridargli una mano non meccanica (si, va bene, l'ha fatto perchè gestiva una tratta di bambini africani usati come cavie, ma comunque ci è rimasto male, poteva ucciderlo dopo l'operazione).
Comuque si arriva alla penultima puntata con la scoperta che quella mano riattaccata contiene un veleno (era un po' più complicata la faccenda, ma dovevo ridurla ai minimi termini) e basterà premere un TRIGGER (parola ripetuta 200 volte nell'arco di 43 minuti, tant'è che sono riuscita a impararla persino io) e Michael perirà.
Tutta la questione del veleno si risolve relativamente bene, Alex conscia della sua inutilità se ne va a fare l'ambasciatrice dell'ONU e Nikita dopo un gran casino lascia un anello con un diamante enorme e sparisce in lacrime a bordo di un'auto.
La prossima sarà l'ultima stagione, corta. Si dice 6 episodi. Quello che non si è fatto in 3 stagioni lo si deve fare in 6 puntate. 

HART OF DIXIE – Ecco. Diciamo che il finale della scorsa stagione è difficilmente eguagliabile.
Però stagione che dalla puntata uno alla dieci è stata bellissima, poi la debacle (dove andranno gli accenti?) e la ripresa alla 22.

GREY'S ANATOMY – Oh Avery! Salviamo subito la visione di Avery e un finale di puntata con Patrick Dempsey con una coroncina da principessa.
L'unica storyline bella è Arizona e Callie. Il resto: LA NOIA, ma la noia.
Che finale di stagione sarebbe stato se non ci fosse qualcuno appeso tra la vita e la morte? E quest'anno è toccato al povero Webber, non so perchè ho il presentimento che perirà in quel seminterrato e il pargolo Shepard ne assumerà il nome. Shonda, ti prego smetti con questi finali marchiati da tragedie inenarrabili oppure crea un telefono amico dove poter farti pervenire le mie più sentite rimostranze.

What else? Ah, ARROW – Mmmh. Diciamo che c'è di meglio, molto meglio. Ma un telefilm con un super eroe non ce l'avevo dai tempi di Clark Kent quindi ça va sans dire, però ecco, insomma, bah! Chiaro, no? È sufficiente dire che dietro al telefilm c'è il team di Lanterna Verde (il film con Mr e Mrs Reynolds). L'apporto di questo post ad Arrow è insoddisfacente, quindi mi trovo in dovere ad aggiungere prove fotografiche al perchè guardare Arrow sia cosa buona e giusta.


Gli unici finali di stagione che non deludono mai sono quelli di NEW GIRL ("before you say no, don't say no") e THE BIG BANG THEORY, che nonostante siamo ormai giunti alla sesta stagione non sbaglia un colpo.
Uh, come dimenticare che FINALMENTE ABBIAMO VISTO LA MAMMA!



lunedì 13 maggio 2013


    E tanti auguri alla mia mamma che 24 anni fa si stava chiedendo quando mi sarei degnata di uscire dalla sua pancia
    Auguri alla mia mamma che con me ha una pazienza infinita
    Auguri alla mia mamma che a mezzanotte e mezza si lascia raccontare i miei drammi amicali
    Auguri alla mia mamma che dopo le 17 spunta in cucina a dirmi "merenda?"
    Auguri alla mia mamma che per sentirsi meno in colpa quando mangia un cioccolatino, fa a metà con me
    Auguri alla mia mamma che mi fa la piadina con tanta crescenza
    Auguri alla mia mamma che si è guardata per anni The OC con me
    Auguri alla mia mamma che ha fatto dipingere la sala di un colore inesistente anche nel sistema Pantone
    Auguri alla mia mamma che mi dà sempre il pezzo di pollo allo spiedo già pulito
    Auguri alla mia mamma che non riesce mai a vedere un film dall'inizio alla fine
    Auguri alla mia mamma che finge che le interessino il 99% delle cose che le racconto
    Auguri alla mia mamma che mi mente spudoratamente sul cibo
    Auguri alla mia mamma che si lamenta perchè la chiamo troppo
    Auguri alla mia mamma che rispetta il mio carattere
    Auguri alla mia mamma che non si sa mai fare i fatti suoi
    Auguri alla mia mamma che non mi rinfaccia niente
    Auguri alla mia mamma che ha sempre rispettato le mie inclinazioni senza impormi mai nulla
    Auguri alla mia mamma che quando vuole ottenere qualcosa sa che deve puntare sui sensi di colpa
    Auguri alla mia mamma che per i prossimi mesi vivrà in perenne ansia, ma non me lo farà pesare
    Auguri alla mia mamma che ha cresciuto una figlia tutto sommato niente male (tutto sommato)
    Auguri alla mia mamma che per la sua festa le è toccata una comunione e si è giocata così il bonus annuale di godere di una figlia amorevole e a tratti quasi simpatica.

venerdì 22 marzo 2013

Festa del papà, un po' dopo


19 marzo, festa del papà.

Come ogni 19 marzo ho mandato un messaggio al mio di papà. "Buona festa del papà".

Noi non abbiamo quel rapporto fantastico di cui varrebbe la pena scrivere, no, per quanto l'avremmo voluto non ce l'abbiamo, per quanto ci ostiniamo a decantarlo, quel bel rapporto padre – figlia noi non l'abbiamo mai avuto.
Ci sentiamo spesso, in continuazione, ma sempre senza dirci mai nulla. Mi chiede come sto e gli dico sempre bene. Gli chiedo come sta e dice che è un po' stanco, ma sta bene. Il nostro rapporto è basato su quello: la certezza che l'altro stia bene, anzi, la certezza che l'altro ci dica che sta bene.

Quando dopo essere andata a trovarlo scendo le scale, spesso scende con me, come se sapesse che non abbiamo finito, che c'è qualche verità in più da dirsi, ma poi mi controlla le gomme della macchina e mi ripete "piè veloce, mi raccomando, stai attenta". E con quel "stai attenta" prima di mettermi in auto finisce tutto. Finisce quel tentativo, quel tempo supplementare.
Io dal canto mio non credo di aver mai provato davvero a creare quel rapporto, nemmeno so se sarei in grado di sopportare quella complicità che forse vado cercando con lui, io sono introversa, non parlo di me, non condivido nulla ed è questione di codice genetico, perchè dall'altro capo la sinfonia è la stessa.

Mio papà non è una persona buona, forse di più, molto di più. È generoso e nonostante abbia due figli e provi a non far differenze, io ho sempre avuto una corsia preferenziale, difficilmente mi ha detto no, forse solo quando volevo un cavallo da mettere nel giardino del nonno.
In vita sua mi ha dato una volta una sculacciata e chi ci è rimasto peggio non sono stata io.
Mio papà è uscito zoppicando dal divorzio, ci ha messo tanto, troppo tempo a raddrizzare le spalle e alzare la testa e questo l'abbiamo pagato noi.
Si è trovato con due bambini capricciosi che forse nemmeno capivano cosa succedeva, ma lì, non era il momento di sopravvivere per loro, era il momento di riprendere a vivere con loro.

Mi ricordo una gita all' acquario di Genova. Una domenica a sciare. Tante fiere dei camion. I sabati pomeriggio in un negozio di modellismo dove accompagnavamo Fratello a far girare delle macchinine. Le domeniche in giro per palazzetti dello sport per le gare. Le paste al pesto. Il silenzio militare. I sabati pomeriggio in centro.

Poi credo sia la norma: si cresce e ci si allontana dai genitori. Per me non è stato così, più crescevo e più mi legavo a doppio filo a mia mamma, mi ci sono attorcigliata per anni, sempre più stretta, sempre più dipendente da lei a discapito del rapporto con mio papà, forse.
Lui non è quello che chiamo quando devo prendere una decisione, lui è quello che la viene a sapere quando si sono già esaminati pro e contro, ma questo credo sia un peso di cui faccia volentieri a meno. Forse un giorno impareremo a comunicare o forse no, forse ci accontenteremo sempre di quelle frasi spezzate dette o scritte. Quelle frasi che se fossimo un po' più onesti non si spezzerebbero dopo un "bene e tu?".
La festa del papà è passata, invidiavo un po' F che è uscita prima da lezione perchè "devo fermarmi a prendere qualcosa per il mio papà".

Domani per fare un po' ammenda di quel messaggio sciapo lo chiamo e gli chiedo se ha appurato che il pezzo mancante della mela sull'iPad non è un cristallo liquido rotto, ma il simbolo della Apple.

sabato 9 marzo 2013

E se invece affogassi?





















- Vedi come devo fare con te? Per farti fare una cosa devo farla io con te. Devo convincerti, lavorarci su insieme a te, devo dipingerti tutto col colore di cui hai bisogno
- Non ho 3 anni
- E invece si. Se io non ti avessi detto "facciamo domanda insieme" tu adesso non saresti lì a tradurti il curriculum in inglese
- Non è vero
- Invece si e lo sai. Però io sono contenta così. Ti ho spronato e dato il via. È come se ti avessi dato un calcio e buttato in mare, adesso vedrai che sarai costretta ad imparare a nuotare, certo, vicino hai un salvagente enorme, perché INVIA a quelle mail lo puoi cliccare solo tu, ma non attaccarti a quel salvagente, non seguire la via più facile, lascia stare il salvagente e impara a nuotare. E se qualcuno ti allunga la mano per farti uscire dall'acqua tu impuntati "voglio imparare a nuotare".

Lei è da 18 anni che crede che io possa fare grandi cose. Come se un giorno dovessi arrivare a fare chissà cosa. Continua a dirmi che dovrei essere io quella che crede di più in se stessa, non lasciare che lo facciano gli altri.
Spesso penso che mi veda attraverso un filtro e non veda davvero quella che sono. Un filtro che ha le trame dettate dall'affetto, ma è comunque un filtro che distorce.
Quelli destinati a grandi cose non hanno il mio carattere, loro sono temerari, loro si buttano nelle imprese, loro provano e riprovano, loro non si arrendono al primo tentennamento, loro non sentono il bisogno continuo del consenso, loro sanno che ognuno si crea la propria felicità e quella non puoi delegarla al resto del mondo. E per quanto io ci provi non sono così.

Manderò quelle mail, un po' per me, un po' per Lei, un po' per qualcun altro. Poi si vedrà.
Di salvagenti è pieno il mare, per lo meno il mio mare.

mercoledì 27 febbraio 2013

Elezioni

Finito.
C'è stato un momento di panico in cui si è creduto che no, non avevamo finito, erano stati chiesti i riconteggi.
Palpitazioni per pochi minuti. "tranquilli, falso allarme".

Ieri sera alle 20 in terra lombarda abbiamo finito, abbiamo chiuso tutto, compilato fogli su fogli, contato voti e schede fino allo sfinimento.
Il sindaco di Paesuncolo è venuto a salutare tutti alla fine e dire che non ci sono stati problemi e si, ci ha detto "siete stati bravi". Poi "ci vediamo tra 6 mesi, massimo un annetto".

Ma quello lo pensano tutti.

domenica 17 febbraio 2013

Una domenica di febbraio

Cronache da una domenica qualunque.
Domenica ha sempre significato "alzarsi tardi, ciondolare per casa, guardare serie tv in loop".
Adesso no. Adesso scanso il pensiero della domenica per i restanti 6 giorni.
La settimana ormai inizia la domenica. È un lunedì, ma di domenica.Tragedia

Quindi stando a questa nuova concezione temporale datami dall'UniBo...questa settimana è iniziata da schifo.
Mal di schiena, mal di pancia. No, oggi no! Oggi ho più di due ore di treno.
Fratello aveva solo un compito, reperire del Buscopan. Ha fallito miseramente.
Uscita con una valigia e 25 euro. Per 3 pranzi ci sto dentro, per il resto... ho la carta
In stazione non andava il POS "la domenica è sempre un problema". Eh dillo a me!
Devolvo 18 euro a Trenitalia e penso che mi rimangono 7 euro in contanti.

Sette euro. Non devo dirlo a Mater. Lunedì mattina devo cercare uno sportello delle poste a Bologna prima urge assolutamente prendere un moment o qualsiasi altro intruglio che mi faccia dimenticare di avere una schiena e un apparato riproduttivo.

Oggi ho imparato che... Dobbiamo diminuire l'inquinamento luminoso, perché tutte queste luci di notte disorientano le lumache nei fossi.
Grazie Mercalli!

domenica 10 febbraio 2013

Cosa ho imparato da questa settimana telefilmica

- se tuo marito, sposato quasi per sbaglio, ti dice che vede il suo futuro in una città che non è la tua, fatti qualche domanda
- se il fidanzato al quale hai reciso di netto la mano destra, non torna più a casa, forse la cosa non l'ha superata come dice
- se hai appena detto al tuo fidanzato che mentre lui ne era ignaro, tu sapevi che questo ha un figlio, non farti chissà quali domande se poi non si fa sentire per un po'
- se scopri che il tuo fidanzato è in quella gang di teppisti che ti sta rovinando la vita non trasformarti in una bulla dei cimiteri
- se il tuo fidanzato si autoinvita a vivere con te, son problemi!


- se il tuo bellissimo fidanzato (si, lui) ti porta fuori un week end, fregatene del telefono che squilla e non concludere una lite con "io ho una carriera e tu no" perchè non la prenderà benissimo.

"Help me eat my feelings"


Non ho scritto molto ultimamente. Quando sono "presa male" è meglio non scrivere, me ne pentirei dopo 5 minuti.

Ho comprato due cover per il cellulare su un sito non ben identificato. Chissà se mai arriveranno.
Ho ricominciato le lezioni.
Ho puntato la sveglia a 6.30, poi a 6.15 perchè 6.30 era troppo tardi.
Ho scoperto quando si laurea LeiS.
Mi hanno chiamata per i seggi elettorali.
Ho la mente piena di caos
Dopo 7 mesi ho ricevuto il mio attestato di laurea.
Stavo mangiando meno. Stavo imparando a farmi andar bene questa cosa e non viverla male, poi sono ricominciate le lezioni.
Avevo eliminato qualsivoglia forma di cioccolato e poi...come sopra: sono ricominciate le lezioni.
Ho approfittato dell'assenza di Mater per star sveglia fino alle 2 a scrivere. Niente di rilevante, niente che meriti menzione, ma gli psicologi sottovalutano la capacità di una pagina bianca di word.
Devo ancora trovare un regalo per la laurea di LeiS. Mater non aiuta. Mater dopo un inizio "no, Dublino no" adesso va bene Dublino perchè costa meno. Mi innervosisce.
Ho realizzato che non scrivo post da un po', solo perchè sarebbe tutto estremamente noioso
Dovevo trovare una gonna nera, non chissà che, una semplicissima gonna nera e non ce l'ho fatta.
Ho letto Calvino.
Ho sbobinato lezioni di filosofia, con la testa altrove.
Ho letto JJ Rousseau e me lo immaginavo mentre a piedi, va a trovare un amico in prigione ed è colto da un'illuminazione e si fida, la segue, si fa in 4 per quella momentanea illuminazione.
Perchè non sono come JJ Rousseau? Perchè seppellisco tutte le mie "illuminazioni"? Perchè non lotto mai per nulla?

giovedì 24 gennaio 2013

23 gennaio


Perchè in un giorno può capitare che ti svegli e mangi mezzo sacchetto di cereali mentre leggi JJ Rousseau, pranzi con mezza pizza avanzata la sera prima mentre guardi The Following e ti innamori di quel pilot, passi il pomeriggio in compagnia della costituzione americana e la sera scopri che come migliore amico vorresti Tiziano Ferro.

Perchè a me quell'intervista è piaciuta tanto e un po' di voglia di entrare nello schermo e dirgli "Tizià, se non ti ama non ti merita. Andiamo a mangiare una pizza che non ci pensi" mi è venuta. Quel calcolo delle probabilità, quello sbaglio nei tempi verbali (no, no, no non lo amo, lo amavo) e quell'autoironia quando arrivano da persone che non ti aspettavi così, persone che se fossero state in un'altro programma avresti cambiato canale, è bello.

"L'amore è si una cosa semplice. Semplicemente inizia e semplicemente finisce"

martedì 15 gennaio 2013

The Carrie Diaries


Via WhatsApp

- L'hai visto Carrie Diaries? a me non è piaciuto granchè.
 - No. Non ho mai visto Sex and the city, quindi per non capir nulla lascio perdere in partenza
- Ma è un prequel
- Eh appunto
- Ti è chiaro il significato di prequel? Va beh, niente.

Mettiamo subito in chiaro una cosa: no, non è una mia amica, la potrei inserire nell'insieme dei conoscenti.

Comunque questo stralcio di conversazione era solo per parlare del telefilm.

Che l'impresa di un prequel per Sex and the city fosse molto ardua si poteva vagamente immaginare.
È un mostro sacro nel campo dei telefilm e i mostri sacri sono ostici, brutte robe con cui avere a che fare, ma...

1) Alla CW si dà sempre una chance. Sempre. Se la sono guadagnata con Una mamma per amica, One Tree Hill, Gossip Girl, Smallville e Dawson's Creek (si? o forse era sulla Fox?)
2)A Josh Schwartz idem. Dopo The O.C, Gossip Girl e Hart of Dixie non potevo fargli questo torto.

Quindi nonostante le titubanze ha prevalso il "vediamo com'è".
La cosa bella? Gli anni '80. Si, un uso e consumo smodato di Madonna, Duran Duran, Depeche Mode, Cyndy Lauper, Abba, Bonny Tyler, Europe, Scorpions e Bon Jovi senza dover incorrere nei detrattori del trash.
Un uso smodato e una prevaricazione dei colori colori fluo, i top a fascia (prima o poi si vedranno), i capelli vaporosi, i giubbotti e i fuseaux!

                                   



Queste le premesse, ma eccenzion fatta per l'immersione negli anni '80  la prima puntata di The Carrie Diares non mi ha convinto particolarmente. 
Non so come siano andati gli ascolti, ma non credo sia facile il decollo verso l'Olimpo delle serie più viste

La discussione a scuola riguardo la verginità ha vagamente ricordato Settimo Cielo (anche lui offerto dalla CW). Anzi l'ha ricordato nemmeno troppo vagamente.
Tutto molto volutamente adolescenziale.Diciamo che forse 9 o 10 anni fa l'avrei apprezzato di più. Ogni età ha la sua serie e forse ho superato l'età per apprezzare questo telefilm.

Adesso parliamo di questo fermo immagine. Solo io mi aspettavo che da un momento all'altro partisse Time of my life e via con la rivisitazione della scena del lago???



Pessima risoluzione, non rende giustizia.





lunedì 7 gennaio 2013

Questa è una storia complicata

Protagonisti.

Lei. La mia Amica da 18 lunghissimi anni. La persona più buona sulla faccia della terra.
Lui. Un suo ex amore platonico. PLATONICISSIMMO. Si scrivevano sms i primi anni di superiori. Lei gli ha scritto una lettera d'amore. Lui, straniero, non l'ha capita. Le ha scritto per sapere cosa volesse dire "farfalle nello stomaco": se fosse una cosa bella o brutta.
Questa storia non è mai decollata.
Lui e il suo "lavoro" poi se ne sono andati in Kosovo e Lei sembrava esserselo dimenticato.
L'avvento di FB li ha fatti ritrovare e scambiare i numeri di telefono. Però mai più rivisti (mi pare).

Ora veniamo all'episodio.
Lei in centro a Paesuncolo vede di schiena una persona e crede sia Lui. Non lo riesce a raggiungere. Così cellulare alla mano gli invia un sms "è possibile che ti abbia appena visto in Paesuncolo Centre?".
Si, vacilla questo pensiero contorto. Vacilla, non poco.
Lui le risponde che è in Kosovo, ma che sarà a Paesuncolo molto presto e allora la chiamerà.

Ordunque gli sms mattutini."MI HA APPENA CHIAMATA X!!!!!! (ha davvero messo tutta quella mole di punti esclamativi, che io adoro alla follia) MI HA CHIESTO SE CI POSSIAMO VEDERE A MEZZOGIORNO IN STAZIONE, 
PERCHè PARTE"

"IN STAZIONE? DAVVERO HA PROPOSTO LA STAZIONE? SCENA DA ADDIO STRUGGENTE, NON C'è CHE DIRE.
MA NON VA BENE LA STAZIONE. Lì è UN ATTIMO. PASSA UN MERCI, LUI TI DICE TI CHIAMO E TU CAPISCI TI AMO E NON è Più FINITA O ARRIVATE AL TANTO SOSPIRATO BACIO CHE ASPETTI DA PIù DI CINQUE ANNI E ARRIVERà IL SUO TRENO: L'UNICO TRENO IN ORARIO"

"TU SEI TUTTA SCEMA. COMUNQUE NON CI SONO ANDATA. SI PREANNUNCIAVA UNA SCENA DA FILM, MI SAREBBE VENUTA UNA SINCOPE. MEGLIO COSì, RICORDAMELO QUANDO ME NE PENTIRò è MEGLIO COSì. E POI IO ODIO I FILM SMELENSI"

Ho il vago sospetto che per i prossimi mesi tornerà al centro delle nostre altissime e importantissime chiacchierate ma finché non arriverà a propormi le vacanze estive in Kosovo va tutto bene.

Chissà se lui intanto ha scoperto cosa significa farfalle nello stomaco.

venerdì 4 gennaio 2013

L'acustica perfetta




- L'hai finito?
- Non ancora.
- Muoviti

- A che pagina sei?
- L'ho quasi finito
- Ma sei già dove lei gli...
- Shhhhht. Non dir nulla.







- L'hai finito?
- Si! Io vado lenta. Leggo e rileggo. Devo capire.
- Grazie al cielo. Ci metti tantissimo a leggere
- Ma se l'ho letto in due giorni
- Io in uno, ti prende proprio. Beh devo dirlo a qualcuno: io ci sono rimasta molto male per la fine
- Perchè? Per me non poteva avere un finale diverso. È il finale che doveva avere.
- Ma no! Doveva trionfare l'amore
- Non è un cartone Disney. Cosa volevi? Che la trovasse o lei tornasse e poi "evviva la famigliola felice"? Lui era innamorato della proiezione che si era fatto nella sua testa, non di lei. Perchè lui di lei non sapeva nulla. E comunque l'happy ending c'è. Sono riusciti a trovare entrambi la serenità.
- Cosa vuol dire? La serenità era la loro coppia e poi se ti svegli vicino ad una persona tutti i santi giorni per 13 anni è ovvio che la conosci, se ci fai insieme 3 figli, la conosci. Il passato è passato, sono quei 13 anni insieme che contano.
- Per lei non era così.
- Una donna sposata con un uomo che la ama, tre figli che cavolo di ragione ha per sentirsi infelice e scappare? Pensavo tornasse.
- Un marito, tre figli, un cane e la villetta a schiera non sono necessariamente la felicità. Se per raggiungere ciò hai rinunciato ai tuoi sogni.
- Tu sei come quella del libro. Quelle così non sono destinate a essere felici, trovano sempre qualcosa che non va, non sono mai felici e rovinano chi hanno vicino.
- Hai ragione è meglio vivere in una bella casa con un marito che non sa chi tu sia veramente, con dei figli dietro cui ti nascondi e una vita che non hai scelto, ma ti è capitata.
- Tu non capisci.
- Sarà così. Non lo so. Ne riparliamo tra quindici anni. Adesso basta. Prossimo libro della settimana?
- Uomo o donna? Vivo o morto? Italiano o straniero?
- Dopo una donna,viva e italiana, ci vuole un uomo, morto e stranierissimo.
- Anche se è vivo cosa dici di Grossman?
- Qualcuno con cui correre?
- Ok

giovedì 3 gennaio 2013

E teniamoci stretto stretto il cuore

So che non si fa, che è politicamente scorretto ed è un attimo e questo blog prende le sembianze di quelli pieni esclusivamente di post fatti con testi di canzoni o frasi di libri/film/registi/guru/Jim Morrison/serial killer.

E l'attimo dopo la Bieber fever è lì che ti si accolla.

Nonostante le premesse oggi un link youtubbiano ci sta. Ci sta soprattutto perchè ho risparmiato i post sul natale e soprattutto sul 31 dicembre. Indi per cui oggi mi sento legittimata.

Always searching, always blind.



  Let your heart hold fast - Fort Atlantic
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